Ringrazio Padre Angelo di questo invito perché una volta tanto non vengo nelle parrocchie solamente per fare le Cresime, sembra che il ruolo del Vescovo Ausiliare nella Diocesi di Roma sia principalmente quello di amministrare il Sacramento della Confermazione, la cosa mi fa molto piacere però penso sia compito primario del Vescovo, da cui poi discende anche quello celebrativo, quello di conoscere, seguire ma anche indirizzare un po’ le comunità della parte di Chiesa che mi sono state affidate, ed io appunto come Ausiliare del Cardinal Vicario o del Papa, la cosa giuridica non è molto chiara ma ci interessa fino ad un certo punto, ho appunto la responsabilità di questo settore che tra l’altro conosco anche un po’ perché per nove anni sono stato vice parroco qui accanto a San Filippo, ed Angelo ha preso un’eredità non diciamo difficile ma corposa, sostanziosa dal carissimo Padre Bruno che ricordiamo sempre con affetto che per noi è presente che ha dato veramente la vita a questa Parrocchia, ecco ha ritenuto opportuno dopo questi primi mesi di conoscenza ed ambientamento di dare un indirizzo al lavoro ed alla vita di questa parrocchia che vede tante forze, tante persone, tante buone volontà unite insieme. Allora mi ha invitato dandomi come tema un titolo molto suggestivo ed anche molto impegnativo : Vocazione e Missione della Parrocchia qui oggi. Non si tratta quindi semplicemente di un discorso generico ma si tratta anche di qui oggi che è importate perché diciamo il cristiano sa bene che la sua fede, il suo incontro con Gesù Cristo, la sua sequela di Gesù Cristo devono incarnarsi nello spazio e nel tempo che il Signore ci ha dato da vivere, quanto sarà non lo sappiamo ma oggi siamo qui e questo è quello che conta. Siamo qui in questo quartiere di Primavalle che ha la sua storia, la sua configurazione, le sue tradizioni, perché io sono sempre dell’idea che quello che conta non è il Parroco, il Vice Parroco io dico sempre che i preti passano, quello che restano sono le parrocchie, le comunità parrocchiali che esistevano prima del Parroco e rimangono dopo che il Parroco se ne va via, con i figli i nipoti che oggi sono o con altri che arriveranno inserendosi comunque in questo tessuto che ha la sua configurazione e la sua storia. Primavalle come quartiere impegnativo che ha problemi forse non acuti od acutissimi come potevano essere qualche decennio fa , come quando io sono diventato Parroco alla Garbatella mi chiedevano cosa avevo fatto di male per avermi mandato lì, poi uno va alla Garbatella ed oggi come oggi si accorge che è quasi un quartiere scic , e così anche un po’ Primavalle che prima poteva essere considerato un quartiere di periferia oggi non è più l’estrema periferia ma è la media periferia con tutti gli ulteriori problemi che questo comporta ; di famiglie che crescono, di problemi vecchi che si mantengono e di problemi nuovi che si affacciano, forse anche qui cominciate ad avere il problema degli anziani soli a casa, di persone che bisogna accudire . Con la tradizione che questa Parrocchia ha io ricordo Padre Cosma, quando io ero Vice Parroco al San Filippo qui era Parroco Padre Cosma e noi condividevamo il campetto dei Cavalieri di Colombo a Via dei Monti di Primavalle e facevamo i turni , con l’altra presenza storica di questo quartiere che è quella della Congregazione del Don Calabria , quindi c’è una storia fatta di volti,nomi episodi concreti che la comunità conosce si porta appresso e non può procedere con il presupposto di questo bagaglio che si porta dietro. Bene ma in generale cosa vuol dire essere una Parrocchia qui in questo territorio? Anzi cosa vuol dire di per se l’esistenza di una Parrocchia ? Per aiutarvi io faccio spesso riferimento ad una pagina importantissima del Concilio Vaticano II che si trova nel primo documento che il Concilio ha pubblicato : La Costituzione sulla Sacra Liturgia che in termine tecnico si chiama Sacrosantum Concilium e che ha rivisto un po’ la struttura, non soltanto della liturgia, ma sulla base della liturgia quello che significa essere Chiesa.
Al numero 41 del Sacrosantum Concilium : il Vescovo deve essere considerato come il grande sacerdote dal quale deriva e dipende in un certo modo, la vita dei suoi fedeli in Cristo. Perciò bisogna che tutti diamo la massima importanza alla vita liturgica della Diocesi che si svolge intorno al Vescovo principalmente nella Chiesa Cattedrale. Noi a Roma siamo un po’ atipici perché il nostro Vescovo Giovanni Paolo II normalmente non celebra nella Sua Cattedrale che come sapete è San Giovanni in Laterano, ma vive un pochettino questo ruolo pesante di responsabile dell’unità di tutta la Chiesa oltre che nostro Vescovo di questa Diocesi che è Roma. Il Sacrum Concilium continua : Convinti che la principale manifestazione della Chiesa sia nella partecipazione piena ed attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima Eucaristia, alla medesima Preghiera, al medesimo Altare cui presiede il Vescovo circondato dal suo presbiterio e dai ministri, la principale manifestazione della Chiesa è il popolo di Dio radunato la Domenica mattina intorno all’altare in cattedrale col suo Vescovo e con il suo presbiterio. Questa è la manifestazione della Chiesa perché altrimenti la Chiesa come si manifesta, la Chiesa non è il Vaticano, la Città del Vaticano, la Chiesa non è un’entità astratta, la Chiesa è fatta di volti concreti Chiesa significa: Persone Convocate. La Chiesa in senso generale: una Santa, Cattolica, Apostolica quella che professiamo nel Credo dove la vediamo? La vediamo dove due o tre sono riuniti nel nome del Signore, e questi due o tre non sono riuniti a casaccio ma sono riuniti in un ordine ed un contesto precisi che il Concilio si premura di indicare. Ma non basta, si passa al numero 42 : Poiché nella Sua Chiesa il Vescovo non può presiedere personalmente sempre ed ovunque l’intero gregge, e questo non succede solo a Roma ma in tutte le diocesi, deve necessariamente costituire dei gruppi di fedeli tra cui hanno il posto preminente le Parrocchie organizzate localmente sotto la guida di un Pastore che fa le veci del Vescovo esse infatti rappresentano in un certo qual modo la Chiesa Visibile stabilita su tutta la terra. Ecco la Parrocchia che cos’è e scusate se è poco… La Parrocchia è una comunità, una porzione del popolo santo di Dio, che il Vescovo affida ad un Pastore, che fa le veci fare le veci vuol dire sostituire, rappresentare il Vescovo, quindi il Parroco è il rappresentante del Vescovo agisce come se fosse il Vescovo in una Parrocchia visto che il Vescovo non arriva dappertutto e questo popolo di Dio radunato attorno al Parroco che fa le veci del Vescovo in qualche modo rappresenta la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra, la Chiesa visibile qui a Primavalle è la Parrocchia di Santa Maria della Salute con il suo Parroco che in questo momento si chiama Padre Angelo. Dove la gente può incontrare la Chiesa se non qui ? Quale Chiese deve trovare una persona che abita a Primavalle se non fa riferimento qui in Parrocchia? Noi potremmo dire a Roma ci sono tante Chiese, ci sono tanti gruppi poi uno si organizza e sceglie quello che gli pare però attenzione la struttura intima profonda il DNA della Chiesa è questa appartenenza ad una comunità parrocchiale che rende presente la Chiesa qui in questo posto non ci sono persone che possono sostituire, non ci sono entità, non ci sono surrogati che possono sostituire la funzione di una comunità parrocchiale per rendere presente la Chiesa di Gesù Cristo, quella diffusa su tutta la terra, che qui siete voi quando voi celebrate siete tutta la Chiesa non solo un pezzetto della Chiesa perché Gesù Cristo non si fa a pezzi il pane Eucaristico che sta sull’altare della vostra parrocchia è Cristo intero è Cristo totale è tutto il corpo di Cristo di cui noi certo siamo porzione ma non una porzione separata ma una porzione che sta in collegamento con tutto, avviene questo mistero quando noi celebriamo l’Eucaristia che con noi c’è tutta la Chiesa sparsa nei quattro angoli della terra e non solo ma c’è anche la Chiesa a cui appartiene Padre Bruno … la Chiesa invisibile ma reale e concreta che è la Chiesa celeste con gli Angeli i Santi tant’è vero che durante la celebrazione noi lo proclamiamo questo concetto : con gli Angeli ed i Santi proclamiamo Santo Santo Santo … e le cose che noi diciamo durante la celebrazione non sono cose così ma sono concetti reali veri perché in quel momento insieme a noi ci sono gli Angeli ed i Santi che cantano le lodi di Dio. Non ci possono essere surrogati ho detto e questo mi fa venire in mente il Vangelo di domenica scorsa, dove Gesù, dopo il discorso delle beatitudini, parlava dei suoi discepoli designandoli come sale e luce, se il sale perde il sapore con che cosa sarà dato il sapore? C’è forse un sale che può sostituire il sale? Nessuno può prendere il nostro posto. Ricordo Poletti quando venne alla Garbadella nella sua visita pastorale proprio questo ci disse: “Guardate voi qui siete la Chiesa qui! Attraverso di voi la gente del quartiere incontra la Chiesa e quindi incontra Gesu’ Cristo “ Ora queste due immagine di sale e di luce racchiudono, secondo me, i due poli intorno ai quali si svolge la nostra vita di Chiesa. Perché il sale cosa vi ricorda? Vi ricorda qualcosa che bisogna spargere qualcosa che si deve dissolvere nell’acqua che bolle sennò il minestrone non ha sapore; la luce invece che cosa ci fa pensare? Ad un punto di riferimento a qualcosa di visibile: “ non si accende una lampada per metterla sotto al moggio ! “ diceva Gesù ma per metterla sul lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Quindi il sale secondo me rappresenta la tensione verso l’esterno quello che noi siamo chiamati a fare in mezzo agli altri in mezzo ai quali il Signore ci ha messo, e non soltanto nel territorio della Parrocchia ma ovunque ci troviamo il sale si sparge, sul lavoro anche se lavoro all’Eur e se vado al mercato lontano sarò cristiano pure lì e se vado in ferie a Gallipoli allora vorrà dire che sono cristiano pure a Gallipoli. Quindi il sale denota questa dimensione dell’essere disseminati, mescolati perché la Chiesa, non dimentichiamocelo non è stata costituita per essere fine a se stessa ma è stata costituita per gli altri; cioè il Signore non ci ha messo insieme perché noi ci dicessimo che insieme stiamo bene: “adesso facciamo tre tende una per Te una per Mosè una per Elia “ ma Gesù Cristo dice: “ma dove…scendete giù perché il cammino è ancora lungo”. Quindi noi non siamo costituiti come un Club od una s.p.a. che deve incrementare un prodotto per mantenersi, per tenersi in piedi, altrimenti si chiede e si fallisce, non è un centro di servizi che se non ci viene nessuno allora chiudiamo i battenti è il centro di servizi in quanto tutta la vita della Chiesa costitutivamente è per il mondo è per gli altri, questo mondo che noi spesso giudichiamo e condanniamo ma Gesù Cristo ci ricorda : “ Io non sono venuto a condannare il mondo, Io sono venuto a salvare il mondo “ Quante volte i cristiano invece hanno questa tendenza ed assumono questo atteggiamento di gente che si ritira sull’aventino si tira fuori e poi dice che in giro è pieno di zozzoni, ma io ci sto per quello il Signore mi ha chiamato per questi per essere sale della vita di queste persone di questa massa, il fine della Chiesa è fuori non siamo fini a noi stessi. L’altro polo invece della nostra vita è proprio quello di essere luce , la luce chiama la mente il movimento inverso cioè il punto di riferimento, un punto verso il quale la gente può guardare, un porto lontano di salvezza, cui ci si può anche rifugiare, una stella che indica il cammino che da l’orientamento un punto di riferimento per gli altri, questo come comunità come Parrocchia. Allora queste sono le definizioni della Parrocchia che è la Chiesa presente in un certo luogo, sale-luce i compiti che ci sono affidati. Come svolgere questi compiti ? Quali sono le priorità perché noi possiamo essere fedeli a questa vocazione che abbiamo ricevuto? Di essere sale che non può perdere il sapore e di essere luce che non può essere messa sotto il moggio? Il punto di partenza indubbiamente non lo facciamo noi ma lo fa il Signore : “ Egli salì sul monte e ne chiamò dodici perché stessero con Lui e poi anche per mandarli ad annunciare l’Evangelo “ questo è il versetto che si dovrebbe mettere come titolo al programma pastorale diocesano triennale che ci è stato affidato ad ottobre. Li chiamo : Vocazione, perché stessero con Lui : Comunione, e per mandarli ad annunciare: Missione. Tutto nasce dalla vocazione, dalla chiamata che ci precede; noi qui non siamo un’associazione di volontariato, non siamo della gente che nel tempo libero vuol fare qualcosa di utile per gli altri e si iscrive alla Parrocchia..no..non siamo un partito o un club culturale, siamo delle persone che abbiamo ricevuto una chiamata ed una vocazione, il giorno del nostro Battesimo : “Non siete voi che avete scelto Me, ma Io ho scelto voi!” Quindi ne chiamò dodici perché stessero con Lui.. la comunione con il Signore è la prima dimensione della vita della Chiesa e quindi della vita Parrocchia, se vuole essere sale e luce. La dimensione della comunione che nasce appunto da questa chiamata comune, noi spesso quando parliamo di vocazione normalmente pensiamo subito ai preti, ai frati, alle suore, la vocazione l’abbiamo ricevuta tutti nel giorno in cui siamo stati chiamti per nome : “ Vincenzo io ti battezzo nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo “ ecco io sono stato chiamato per nome sono diventato discepolo anzi membro del corpo di Gesù Cristo. E quindi nessuno può essere sbattuto fuori dalla parrocchia se una persona è battezzata è chiamato a stare nella comunità parrocchiale dal giorno del battesimo ha il diritto di stare qui. Ecco qui dobbiamo stare attenti a capire anche il senso anche del servizio che la gerarchia deve svolgere all’interno della chiesa, c’è anche l’istituto della scomunica che deve essere motivata e sancita sulla base del discernimento e di una verifica che viene fatta sulla base della mia vocazione che ho ricevuto. Vocazione comune quindi del popolo di Dio di cui sono membri laici, religiosi, preti, vescovi, cardinali, papa, diagoni tutti; tutti siamo l’unico popolo di Dio le distinzioni vengono dopo. Questo popolo è chiamato ad ESSERE UNO , tant’è vero che Gesù nell’ultima cena diceva :” Ma come faranno gli altri a rendersi conto che siete miei discepoli! Da che cosa lo potranno capire!” dalle pretiche che si fanno, dai discorsi convincenti, dalle iniziative che si prendono? Conoscete meglio di me il seguito : “ Se vi amate gli altri sapranno che siete miei discepoli “ Ma se non ci amiamo ecco allora lo scandalo grosso, scandalo grosso a livello planetario e storico se pensiamo allo spettacolo che hanno dato i cristiani nel corso di questi venti secoli, hanno cominciato a dividersi subito e l’ostacolo che si deve affrontare infatti è proprio questo la capacità di stare insieme la capacità di vivere in comunione . Io su questo tema della comunione rimando sempre ad un capitoletto del NOVO MILLENIO INEUNTE in cui il Papa, che veramente più tempo passa e più è l’unico che si può ancora sentire , ci dice proprio chiaro chiaro quello che significa spiritualità di comunione, mi limito a leggere solo i capoversi in quanto il Papa fa una serie di percorso, di scaletta bisognerebbe fermarsi a meditare ogni singolo gradino … : “Spiritualità di comunione significa innanzitutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità, che abita in noi e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci sono accanto (i nostri fratelli portano la luce della Trinità nel loro cuore e sul loro volto). Spiritualità di comunione inoltre significa capacità di sentire il fratello di fede nell’unità profonda del Corpo Mistico (dunque come uno che mi appartiene : corpo del mio corpo, ossa delle mie ossa, sangue del mio sangue unico corpo non è uno scherzo: il matrimonio è un sacramento proprio perché fa dei due un corpo solo come segno esterno di una realtà più profonda che ci riguarda tutti in maniera altrettanto concreta e che si realizza quando partecipiamo all’unico Corpo di Cristo ) Spiritualità di comunione è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c’è nell’altro (le famose due bisacce quella che ho davanti che porta i difetti degli altri e quella che ho di dietro che porta i difetti miei per cui l’altro sarà pure bravo però noi ci mettiamo sempre la chiosa per stroncare tutto ciò che di buono abbiamo detto prima), quindi vedere anzitutto ciò che di buono e positivo c’è nell’altro, valorizzare gli altri per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio, un dono per me oltre che per il fratello che lo ha direttamente ricevuto; uno che ha ricevuto una intelligenza o capacità manuale non l’ha ricevuto solo per sé ma anche per me . Spiritualità di comunione inoltre è saper fare spazio al fratello: non soltanto riconoscere che è bravo ma fare spazio al fratello magari faccio qualcosa di meno io. La vera Spiritualità di comunione è anche quella che promuove le vocazioni, promuove i servizi, promuove i ministeri ; che non sono tanto appunto prestazioni d’opera: la comunità parrocchiale non è fatta dalla somma di tante persone che svolgono il proprio lavoro e poi si ritirano ma è fatta di persone che collaborano e convergono verso l’unico scopo, l’unico Corpo, l’unica vocazione e che sono partecipi in toto di tutto l’andamento del Corpo, nella carità chiaramente. Quindi ecco il numero 43 del Novo Millennio Ineunte . Solo dopo viene il servizio quindi ecco non come prestatori d’opera ma partendo da questo spirito di comunione che ci rende consapevoli di essere unico Corpo, unico Spirito, al servizio uni degli altri innanzitutto. E qui il ruolo del Consiglio Pastorale che non è di una Parrocchia quella del parlamento in cui ogni gruppo esprime il proprio rappresentante e poi si fa il compromesso in base alle spinte ed alle esigenze dei vari gruppi, non è questo il Consiglio Pastorale deve esprimere questa comunione altrimenti come dice il Parroco una frase tremenda : “ Non ci facciamo illusioni, senza questo cammino spirituale in cui vanno respinte queste tendenze egoistiche continuamente ci insidiano e generano competizione, diffidenze, gelosie “ . Quindi superando queste tentazioni senza tutto questo non ci facciamo illusioni a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione Collegio dei Cardinali, Collegio Episcopale, Consiglio Presbiterale, Consiglio Pastorale a tutti i livelli, questi sono gli strumenti della comunione a ben poco servirebbero, ma diventerebbero apparati senz’anima maschere di comunione più che espressioni di crescita. Mi sembra che il Papa ci vada giù pesante ! Nella Parrocchia tutti hanno il loro posto singoli, gruppi, comunità , ma in questo discorso di comunione e di rispetto reciproco sapendo che io non esaudisco il tutto, perché io non sono Chiesa per conto mio se non sono inserito in questa comunità che è sale e luce, che è Chiesa locale che rende visibile la Chiesa sparsa su tutta la terra . Ecco spesso in Parrocchia può succedere che i catechisti non conoscono chi si occupa dei centri di ascolto, o i ministri straordinari dell’Eucarestia, o i ministri straordinari dell’Eucarestia non conoscono i responsabili dell’Oratorio ecc..ecc..
Ecco il lavoro è proprio questo di fare comunione, di mettersi insieme di sentirsi veramente legati gli uni agli altri e tutti insieme legati a Gesù Cristo . Nella parrocchia dove ero io per esempio avevo stabilito alcuni momenti in cui tutti i gruppi sospendevano i loro incontri singoli e si faceva un memento comune di incontro di impostazione di preghiera. L’anno cominciava per esempio con quella che io chiamavo la settimana della Catechesi, tutti i componenti della Comunità Parrocchiale indistintamente a quale gruppo appartenessero, venivano convocati per un momento di formazione e di programmazione per l’anno che si apriva, per esempio sulle strutture dell’anno liturgico che si cominciava, perché l’anno liturgico va preparato insieme perché è il vero programma pastorale, è la vera sansione della vita della Parrocchia, non è che posso parlare della lettera a Fidemone quando nell’anno liturgico in quella settimana la Chiesa mi propone un contenuto che non ha niente a che vedere. Qui rischiamo che ognuno si fa i suoi progetti, i suoi itinerari e magari poi si disattende quello che invece è l’itinerario comune della Chiesa.
Il servizio dicevamo, allora questa Parrocchia, questa Chiesa, questa Comunione che ha come punto di partenza la carità tra di noi ma io oserei dire come punto prioritario la carità verso il quartiere, quel discorso di essere sale sparso, se la parrocchia non sa prendersi carico delle povertà, delle esigenze, dei problemi della gente del quartiere può fare tutte le più belle catechesi che vuole, tutte le più belle liturgie, ma se il povero che bussa non trova accoglienza, la mamma che ha il figlio drogato non trova ascolto, il disabile che non trova nessuno che lo porti in parrocchia, la ragazza down non trova un gruppo che possa aiutarla, allora che cosa ci stiamo a fare? A raccontarci le barzellette.. queste sono le cose importanti la carità la prima in ordine logico e teologico, il primo servizio della Chiesa. Poi gli altri servizi della crescita per i ragazzi, la catechesi sacramentale, le prime comunioni, le cresime che oggi sono diventate il baraccone più grosso della parrocchia, la struttura che assorbe tutte le energie, ma bisogna saper interpretare questi servizi così che siano efficaci, che non si limitano solo a creare belle feste o belle cerimonie. E poi gli altri ambiti in cui si parla nel programma pastorale, vi rimando lì, la famiglia, i giovani, la cultura, tutte queste cose che sono il servizio che la comunità cristiana svolge; ma ecco tutto parte e tutto tende, anche la carità, e tutto parte dall’altare da Gesù Cristo. La carità nasce dall’altare noi facciamo comunione con Gesù Cristo e torna all’altare la domenica successiva noi portiamo i frutti, l’offertorio con quello che c’è stato di buono e quello che c’è stato di male ma il vero centro il vero punto di partenza e di arrivo rimane quello la liturgia della Parola, l’Eucarestia della domenica dove si vede questo corpo articolato e ricco di tante espressioni e qui parte anche il discorso della pastorale vocazionale a cui siamo chiamati a dare attenzione in mondo particolare, ma è inutile parlare di pastorale vocazionale per reclutare preti, frati e suore, pastorale vocazionale vuol dire che io promuovo in ogni battezzato la risposta alla vocazione particolare che lui ha ricevuto tra cui ci sarà senz’altro anche quella dei preti, frati e suore ma se la pastorale vocazionale non è a 360 gradi non può essere la campagna acquisti per rafforzare la squadra.
Questa comunità è una comunità in cammino, sempre non siamo mai arrivati, io paragonavo la vita del parroco e della parrocchia alla corsa dei cani, c’è una lepre meccanica che ha un motorino, più la lepre corre più il cane corre, il levriero che corre non riuscirà mai a raggiungere la lepre perché il meccanismo che ha la farà correre sempre più veloce, ecco la vita della parrocchia è così corri corri e non arrivi mai, sembra che non sei riuscito mai ad arrivare alla meta, corre sempre più forte di te, sta sempre un passo davanti a te, ecco in fondo e così la vita della parrocchia e un cammino continuo non ci fermiamo mai è lo scorrere della storia in cui Gesù Cristo opera e lavora attraverso di noi per portare l’eternità dentro questa storia. Allora questa crescita, questo andare avanti, presuppone l’ultima esigenza della parrocchia quella di una formazione permanente di una crescita continua ecco allora che tutti gli operatori pastorali anche quelli utilissimi che lavano i pavimenti della Chiesa e spolverano i banchi, anche quelli hanno bisogno di una formazione spirituale di una crescita, non sono l’impresa delle pulizie a cui dico grazie, la formazione è organizzata per tutti i battezzati. In questa prefettura siamo fortunati perché è una delle poche che ha conservato, nonostante tutte le vicissitudini , la scuola unitaria per gli operatori pastorali, di prefettura .Formazione che poi viene vissuta nei gruppi e movimenti in cui si appartiene, c’è un livello se volete anche più accademico come il Centro di Teologia che sta qui vicino al Gesù Divino Maestro, ma ognuno qualunque sia il sevizio svolto, qualunque cosa faccia nella comunità parrocchiale ha come primario impegno proprio quello di curare una crescita continua, una formazione permanente della sua vita di fede della sua comprensione del mistero di Cristo.
Al numero 41 del Sacrosantum Concilium : il Vescovo deve essere considerato come il grande sacerdote dal quale deriva e dipende in un certo modo, la vita dei suoi fedeli in Cristo. Perciò bisogna che tutti diamo la massima importanza alla vita liturgica della Diocesi che si svolge intorno al Vescovo principalmente nella Chiesa Cattedrale. Noi a Roma siamo un po’ atipici perché il nostro Vescovo Giovanni Paolo II normalmente non celebra nella Sua Cattedrale che come sapete è San Giovanni in Laterano, ma vive un pochettino questo ruolo pesante di responsabile dell’unità di tutta la Chiesa oltre che nostro Vescovo di questa Diocesi che è Roma. Il Sacrum Concilium continua : Convinti che la principale manifestazione della Chiesa sia nella partecipazione piena ed attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima Eucaristia, alla medesima Preghiera, al medesimo Altare cui presiede il Vescovo circondato dal suo presbiterio e dai ministri, la principale manifestazione della Chiesa è il popolo di Dio radunato la Domenica mattina intorno all’altare in cattedrale col suo Vescovo e con il suo presbiterio. Questa è la manifestazione della Chiesa perché altrimenti la Chiesa come si manifesta, la Chiesa non è il Vaticano, la Città del Vaticano, la Chiesa non è un’entità astratta, la Chiesa è fatta di volti concreti Chiesa significa: Persone Convocate. La Chiesa in senso generale: una Santa, Cattolica, Apostolica quella che professiamo nel Credo dove la vediamo? La vediamo dove due o tre sono riuniti nel nome del Signore, e questi due o tre non sono riuniti a casaccio ma sono riuniti in un ordine ed un contesto precisi che il Concilio si premura di indicare. Ma non basta, si passa al numero 42 : Poiché nella Sua Chiesa il Vescovo non può presiedere personalmente sempre ed ovunque l’intero gregge, e questo non succede solo a Roma ma in tutte le diocesi, deve necessariamente costituire dei gruppi di fedeli tra cui hanno il posto preminente le Parrocchie organizzate localmente sotto la guida di un Pastore che fa le veci del Vescovo esse infatti rappresentano in un certo qual modo la Chiesa Visibile stabilita su tutta la terra. Ecco la Parrocchia che cos’è e scusate se è poco… La Parrocchia è una comunità, una porzione del popolo santo di Dio, che il Vescovo affida ad un Pastore, che fa le veci fare le veci vuol dire sostituire, rappresentare il Vescovo, quindi il Parroco è il rappresentante del Vescovo agisce come se fosse il Vescovo in una Parrocchia visto che il Vescovo non arriva dappertutto e questo popolo di Dio radunato attorno al Parroco che fa le veci del Vescovo in qualche modo rappresenta la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra, la Chiesa visibile qui a Primavalle è la Parrocchia di Santa Maria della Salute con il suo Parroco che in questo momento si chiama Padre Angelo. Dove la gente può incontrare la Chiesa se non qui ? Quale Chiese deve trovare una persona che abita a Primavalle se non fa riferimento qui in Parrocchia? Noi potremmo dire a Roma ci sono tante Chiese, ci sono tanti gruppi poi uno si organizza e sceglie quello che gli pare però attenzione la struttura intima profonda il DNA della Chiesa è questa appartenenza ad una comunità parrocchiale che rende presente la Chiesa qui in questo posto non ci sono persone che possono sostituire, non ci sono entità, non ci sono surrogati che possono sostituire la funzione di una comunità parrocchiale per rendere presente la Chiesa di Gesù Cristo, quella diffusa su tutta la terra, che qui siete voi quando voi celebrate siete tutta la Chiesa non solo un pezzetto della Chiesa perché Gesù Cristo non si fa a pezzi il pane Eucaristico che sta sull’altare della vostra parrocchia è Cristo intero è Cristo totale è tutto il corpo di Cristo di cui noi certo siamo porzione ma non una porzione separata ma una porzione che sta in collegamento con tutto, avviene questo mistero quando noi celebriamo l’Eucaristia che con noi c’è tutta la Chiesa sparsa nei quattro angoli della terra e non solo ma c’è anche la Chiesa a cui appartiene Padre Bruno … la Chiesa invisibile ma reale e concreta che è la Chiesa celeste con gli Angeli i Santi tant’è vero che durante la celebrazione noi lo proclamiamo questo concetto : con gli Angeli ed i Santi proclamiamo Santo Santo Santo … e le cose che noi diciamo durante la celebrazione non sono cose così ma sono concetti reali veri perché in quel momento insieme a noi ci sono gli Angeli ed i Santi che cantano le lodi di Dio. Non ci possono essere surrogati ho detto e questo mi fa venire in mente il Vangelo di domenica scorsa, dove Gesù, dopo il discorso delle beatitudini, parlava dei suoi discepoli designandoli come sale e luce, se il sale perde il sapore con che cosa sarà dato il sapore? C’è forse un sale che può sostituire il sale? Nessuno può prendere il nostro posto. Ricordo Poletti quando venne alla Garbadella nella sua visita pastorale proprio questo ci disse: “Guardate voi qui siete la Chiesa qui! Attraverso di voi la gente del quartiere incontra la Chiesa e quindi incontra Gesu’ Cristo “ Ora queste due immagine di sale e di luce racchiudono, secondo me, i due poli intorno ai quali si svolge la nostra vita di Chiesa. Perché il sale cosa vi ricorda? Vi ricorda qualcosa che bisogna spargere qualcosa che si deve dissolvere nell’acqua che bolle sennò il minestrone non ha sapore; la luce invece che cosa ci fa pensare? Ad un punto di riferimento a qualcosa di visibile: “ non si accende una lampada per metterla sotto al moggio ! “ diceva Gesù ma per metterla sul lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Quindi il sale secondo me rappresenta la tensione verso l’esterno quello che noi siamo chiamati a fare in mezzo agli altri in mezzo ai quali il Signore ci ha messo, e non soltanto nel territorio della Parrocchia ma ovunque ci troviamo il sale si sparge, sul lavoro anche se lavoro all’Eur e se vado al mercato lontano sarò cristiano pure lì e se vado in ferie a Gallipoli allora vorrà dire che sono cristiano pure a Gallipoli. Quindi il sale denota questa dimensione dell’essere disseminati, mescolati perché la Chiesa, non dimentichiamocelo non è stata costituita per essere fine a se stessa ma è stata costituita per gli altri; cioè il Signore non ci ha messo insieme perché noi ci dicessimo che insieme stiamo bene: “adesso facciamo tre tende una per Te una per Mosè una per Elia “ ma Gesù Cristo dice: “ma dove…scendete giù perché il cammino è ancora lungo”. Quindi noi non siamo costituiti come un Club od una s.p.a. che deve incrementare un prodotto per mantenersi, per tenersi in piedi, altrimenti si chiede e si fallisce, non è un centro di servizi che se non ci viene nessuno allora chiudiamo i battenti è il centro di servizi in quanto tutta la vita della Chiesa costitutivamente è per il mondo è per gli altri, questo mondo che noi spesso giudichiamo e condanniamo ma Gesù Cristo ci ricorda : “ Io non sono venuto a condannare il mondo, Io sono venuto a salvare il mondo “ Quante volte i cristiano invece hanno questa tendenza ed assumono questo atteggiamento di gente che si ritira sull’aventino si tira fuori e poi dice che in giro è pieno di zozzoni, ma io ci sto per quello il Signore mi ha chiamato per questi per essere sale della vita di queste persone di questa massa, il fine della Chiesa è fuori non siamo fini a noi stessi. L’altro polo invece della nostra vita è proprio quello di essere luce , la luce chiama la mente il movimento inverso cioè il punto di riferimento, un punto verso il quale la gente può guardare, un porto lontano di salvezza, cui ci si può anche rifugiare, una stella che indica il cammino che da l’orientamento un punto di riferimento per gli altri, questo come comunità come Parrocchia. Allora queste sono le definizioni della Parrocchia che è la Chiesa presente in un certo luogo, sale-luce i compiti che ci sono affidati. Come svolgere questi compiti ? Quali sono le priorità perché noi possiamo essere fedeli a questa vocazione che abbiamo ricevuto? Di essere sale che non può perdere il sapore e di essere luce che non può essere messa sotto il moggio? Il punto di partenza indubbiamente non lo facciamo noi ma lo fa il Signore : “ Egli salì sul monte e ne chiamò dodici perché stessero con Lui e poi anche per mandarli ad annunciare l’Evangelo “ questo è il versetto che si dovrebbe mettere come titolo al programma pastorale diocesano triennale che ci è stato affidato ad ottobre. Li chiamo : Vocazione, perché stessero con Lui : Comunione, e per mandarli ad annunciare: Missione. Tutto nasce dalla vocazione, dalla chiamata che ci precede; noi qui non siamo un’associazione di volontariato, non siamo della gente che nel tempo libero vuol fare qualcosa di utile per gli altri e si iscrive alla Parrocchia..no..non siamo un partito o un club culturale, siamo delle persone che abbiamo ricevuto una chiamata ed una vocazione, il giorno del nostro Battesimo : “Non siete voi che avete scelto Me, ma Io ho scelto voi!” Quindi ne chiamò dodici perché stessero con Lui.. la comunione con il Signore è la prima dimensione della vita della Chiesa e quindi della vita Parrocchia, se vuole essere sale e luce. La dimensione della comunione che nasce appunto da questa chiamata comune, noi spesso quando parliamo di vocazione normalmente pensiamo subito ai preti, ai frati, alle suore, la vocazione l’abbiamo ricevuta tutti nel giorno in cui siamo stati chiamti per nome : “ Vincenzo io ti battezzo nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo “ ecco io sono stato chiamato per nome sono diventato discepolo anzi membro del corpo di Gesù Cristo. E quindi nessuno può essere sbattuto fuori dalla parrocchia se una persona è battezzata è chiamato a stare nella comunità parrocchiale dal giorno del battesimo ha il diritto di stare qui. Ecco qui dobbiamo stare attenti a capire anche il senso anche del servizio che la gerarchia deve svolgere all’interno della chiesa, c’è anche l’istituto della scomunica che deve essere motivata e sancita sulla base del discernimento e di una verifica che viene fatta sulla base della mia vocazione che ho ricevuto. Vocazione comune quindi del popolo di Dio di cui sono membri laici, religiosi, preti, vescovi, cardinali, papa, diagoni tutti; tutti siamo l’unico popolo di Dio le distinzioni vengono dopo. Questo popolo è chiamato ad ESSERE UNO , tant’è vero che Gesù nell’ultima cena diceva :” Ma come faranno gli altri a rendersi conto che siete miei discepoli! Da che cosa lo potranno capire!” dalle pretiche che si fanno, dai discorsi convincenti, dalle iniziative che si prendono? Conoscete meglio di me il seguito : “ Se vi amate gli altri sapranno che siete miei discepoli “ Ma se non ci amiamo ecco allora lo scandalo grosso, scandalo grosso a livello planetario e storico se pensiamo allo spettacolo che hanno dato i cristiani nel corso di questi venti secoli, hanno cominciato a dividersi subito e l’ostacolo che si deve affrontare infatti è proprio questo la capacità di stare insieme la capacità di vivere in comunione . Io su questo tema della comunione rimando sempre ad un capitoletto del NOVO MILLENIO INEUNTE in cui il Papa, che veramente più tempo passa e più è l’unico che si può ancora sentire , ci dice proprio chiaro chiaro quello che significa spiritualità di comunione, mi limito a leggere solo i capoversi in quanto il Papa fa una serie di percorso, di scaletta bisognerebbe fermarsi a meditare ogni singolo gradino … : “Spiritualità di comunione significa innanzitutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità, che abita in noi e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci sono accanto (i nostri fratelli portano la luce della Trinità nel loro cuore e sul loro volto). Spiritualità di comunione inoltre significa capacità di sentire il fratello di fede nell’unità profonda del Corpo Mistico (dunque come uno che mi appartiene : corpo del mio corpo, ossa delle mie ossa, sangue del mio sangue unico corpo non è uno scherzo: il matrimonio è un sacramento proprio perché fa dei due un corpo solo come segno esterno di una realtà più profonda che ci riguarda tutti in maniera altrettanto concreta e che si realizza quando partecipiamo all’unico Corpo di Cristo ) Spiritualità di comunione è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c’è nell’altro (le famose due bisacce quella che ho davanti che porta i difetti degli altri e quella che ho di dietro che porta i difetti miei per cui l’altro sarà pure bravo però noi ci mettiamo sempre la chiosa per stroncare tutto ciò che di buono abbiamo detto prima), quindi vedere anzitutto ciò che di buono e positivo c’è nell’altro, valorizzare gli altri per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio, un dono per me oltre che per il fratello che lo ha direttamente ricevuto; uno che ha ricevuto una intelligenza o capacità manuale non l’ha ricevuto solo per sé ma anche per me . Spiritualità di comunione inoltre è saper fare spazio al fratello: non soltanto riconoscere che è bravo ma fare spazio al fratello magari faccio qualcosa di meno io. La vera Spiritualità di comunione è anche quella che promuove le vocazioni, promuove i servizi, promuove i ministeri ; che non sono tanto appunto prestazioni d’opera: la comunità parrocchiale non è fatta dalla somma di tante persone che svolgono il proprio lavoro e poi si ritirano ma è fatta di persone che collaborano e convergono verso l’unico scopo, l’unico Corpo, l’unica vocazione e che sono partecipi in toto di tutto l’andamento del Corpo, nella carità chiaramente. Quindi ecco il numero 43 del Novo Millennio Ineunte . Solo dopo viene il servizio quindi ecco non come prestatori d’opera ma partendo da questo spirito di comunione che ci rende consapevoli di essere unico Corpo, unico Spirito, al servizio uni degli altri innanzitutto. E qui il ruolo del Consiglio Pastorale che non è di una Parrocchia quella del parlamento in cui ogni gruppo esprime il proprio rappresentante e poi si fa il compromesso in base alle spinte ed alle esigenze dei vari gruppi, non è questo il Consiglio Pastorale deve esprimere questa comunione altrimenti come dice il Parroco una frase tremenda : “ Non ci facciamo illusioni, senza questo cammino spirituale in cui vanno respinte queste tendenze egoistiche continuamente ci insidiano e generano competizione, diffidenze, gelosie “ . Quindi superando queste tentazioni senza tutto questo non ci facciamo illusioni a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione Collegio dei Cardinali, Collegio Episcopale, Consiglio Presbiterale, Consiglio Pastorale a tutti i livelli, questi sono gli strumenti della comunione a ben poco servirebbero, ma diventerebbero apparati senz’anima maschere di comunione più che espressioni di crescita. Mi sembra che il Papa ci vada giù pesante ! Nella Parrocchia tutti hanno il loro posto singoli, gruppi, comunità , ma in questo discorso di comunione e di rispetto reciproco sapendo che io non esaudisco il tutto, perché io non sono Chiesa per conto mio se non sono inserito in questa comunità che è sale e luce, che è Chiesa locale che rende visibile la Chiesa sparsa su tutta la terra . Ecco spesso in Parrocchia può succedere che i catechisti non conoscono chi si occupa dei centri di ascolto, o i ministri straordinari dell’Eucarestia, o i ministri straordinari dell’Eucarestia non conoscono i responsabili dell’Oratorio ecc..ecc..
Ecco il lavoro è proprio questo di fare comunione, di mettersi insieme di sentirsi veramente legati gli uni agli altri e tutti insieme legati a Gesù Cristo . Nella parrocchia dove ero io per esempio avevo stabilito alcuni momenti in cui tutti i gruppi sospendevano i loro incontri singoli e si faceva un memento comune di incontro di impostazione di preghiera. L’anno cominciava per esempio con quella che io chiamavo la settimana della Catechesi, tutti i componenti della Comunità Parrocchiale indistintamente a quale gruppo appartenessero, venivano convocati per un momento di formazione e di programmazione per l’anno che si apriva, per esempio sulle strutture dell’anno liturgico che si cominciava, perché l’anno liturgico va preparato insieme perché è il vero programma pastorale, è la vera sansione della vita della Parrocchia, non è che posso parlare della lettera a Fidemone quando nell’anno liturgico in quella settimana la Chiesa mi propone un contenuto che non ha niente a che vedere. Qui rischiamo che ognuno si fa i suoi progetti, i suoi itinerari e magari poi si disattende quello che invece è l’itinerario comune della Chiesa.
Il servizio dicevamo, allora questa Parrocchia, questa Chiesa, questa Comunione che ha come punto di partenza la carità tra di noi ma io oserei dire come punto prioritario la carità verso il quartiere, quel discorso di essere sale sparso, se la parrocchia non sa prendersi carico delle povertà, delle esigenze, dei problemi della gente del quartiere può fare tutte le più belle catechesi che vuole, tutte le più belle liturgie, ma se il povero che bussa non trova accoglienza, la mamma che ha il figlio drogato non trova ascolto, il disabile che non trova nessuno che lo porti in parrocchia, la ragazza down non trova un gruppo che possa aiutarla, allora che cosa ci stiamo a fare? A raccontarci le barzellette.. queste sono le cose importanti la carità la prima in ordine logico e teologico, il primo servizio della Chiesa. Poi gli altri servizi della crescita per i ragazzi, la catechesi sacramentale, le prime comunioni, le cresime che oggi sono diventate il baraccone più grosso della parrocchia, la struttura che assorbe tutte le energie, ma bisogna saper interpretare questi servizi così che siano efficaci, che non si limitano solo a creare belle feste o belle cerimonie. E poi gli altri ambiti in cui si parla nel programma pastorale, vi rimando lì, la famiglia, i giovani, la cultura, tutte queste cose che sono il servizio che la comunità cristiana svolge; ma ecco tutto parte e tutto tende, anche la carità, e tutto parte dall’altare da Gesù Cristo. La carità nasce dall’altare noi facciamo comunione con Gesù Cristo e torna all’altare la domenica successiva noi portiamo i frutti, l’offertorio con quello che c’è stato di buono e quello che c’è stato di male ma il vero centro il vero punto di partenza e di arrivo rimane quello la liturgia della Parola, l’Eucarestia della domenica dove si vede questo corpo articolato e ricco di tante espressioni e qui parte anche il discorso della pastorale vocazionale a cui siamo chiamati a dare attenzione in mondo particolare, ma è inutile parlare di pastorale vocazionale per reclutare preti, frati e suore, pastorale vocazionale vuol dire che io promuovo in ogni battezzato la risposta alla vocazione particolare che lui ha ricevuto tra cui ci sarà senz’altro anche quella dei preti, frati e suore ma se la pastorale vocazionale non è a 360 gradi non può essere la campagna acquisti per rafforzare la squadra.
Questa comunità è una comunità in cammino, sempre non siamo mai arrivati, io paragonavo la vita del parroco e della parrocchia alla corsa dei cani, c’è una lepre meccanica che ha un motorino, più la lepre corre più il cane corre, il levriero che corre non riuscirà mai a raggiungere la lepre perché il meccanismo che ha la farà correre sempre più veloce, ecco la vita della parrocchia è così corri corri e non arrivi mai, sembra che non sei riuscito mai ad arrivare alla meta, corre sempre più forte di te, sta sempre un passo davanti a te, ecco in fondo e così la vita della parrocchia e un cammino continuo non ci fermiamo mai è lo scorrere della storia in cui Gesù Cristo opera e lavora attraverso di noi per portare l’eternità dentro questa storia. Allora questa crescita, questo andare avanti, presuppone l’ultima esigenza della parrocchia quella di una formazione permanente di una crescita continua ecco allora che tutti gli operatori pastorali anche quelli utilissimi che lavano i pavimenti della Chiesa e spolverano i banchi, anche quelli hanno bisogno di una formazione spirituale di una crescita, non sono l’impresa delle pulizie a cui dico grazie, la formazione è organizzata per tutti i battezzati. In questa prefettura siamo fortunati perché è una delle poche che ha conservato, nonostante tutte le vicissitudini , la scuola unitaria per gli operatori pastorali, di prefettura .Formazione che poi viene vissuta nei gruppi e movimenti in cui si appartiene, c’è un livello se volete anche più accademico come il Centro di Teologia che sta qui vicino al Gesù Divino Maestro, ma ognuno qualunque sia il sevizio svolto, qualunque cosa faccia nella comunità parrocchiale ha come primario impegno proprio quello di curare una crescita continua, una formazione permanente della sua vita di fede della sua comprensione del mistero di Cristo.

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