mercoledi 20 e 27 ottobre 2010
Due incontri dove abbiamo fatto conoscenza, il primo ci siamo ritrovati con le coppie che affrontano questo percorso in preparazione al matrimonio cristiano scambiamdoci impressioni e condividendo uno "spuntino" alla fine della serata.
Il secondo c'èrano anche le coppie già sposate che si sono presentate e hanno parlato della loro esprienza dei "nove mesi".
P. Angelo ci ha poi parlato di Mosè e di quel desiderio di conoscere il Signore, al quale stiamo rispondendo."Eccomi".
Il secondo c'èrano anche le coppie già sposate che si sono presentate e hanno parlato della loro esprienza dei "nove mesi".
P. Angelo ci ha poi parlato di Mosè e di quel desiderio di conoscere il Signore, al quale stiamo rispondendo."Eccomi".
mercoledì 3 novembre 2010
Abbiamo iniziato riprendendo un pò il discorso dello scorso anno sulla santità coniugale, partendo dalla parola Bereshit che in ebraico significa : in principio e siccome siamo all'inizio di un cammino coniugale questa è la parola più adatta per noi. Abbiamo parlato di un midrash ebraico (i midrash sono racconti paralleli alla sacra scrittura che gli ebrei usano appunto per spiegare meglio la Parola di Dio) che parla proprio delle lettere dell'alfabeto e di come queste si sono sforzate di piacere a Dio perchè Lui usasse una di loro per la creazione, il Signore ha scelto la lettera bet iniziale della parola bereshit appunto che è la prima parola che compare sulla Bibbia nel testo della ebraico della Genesi. La bet ha una forma quadrata aperta da un lato che somiglia alla base di una casa ed è anche l'iniziale della parola berrakkà che signifca benedizione, quindi Dio benedice le nostre case, dice bene di noi, delle nostre famiglie, noi dal canto nostro possiamo rendergli grazie solo facendo una cosa; vivere in rendimento di grazie innanzitutto all'interno della nostra famiglia, nonostante i problemi e le difficoltà che sicuramente ci saranno e poi testimoniando questo fuori così possiamo essere una piccola chiesa domestica, una piccola comunità nella quale si può fare quello che io chiamo il catechismo casareccio cominciando dai nostri figli e poi tra i coniugi senza dimenticare che noi siamo portatori sani di santità!
mercoledi' 10 novembre 2010
Abbiamo cominciato a leggere il Libro di Tobia partendo dal fatto che il libro non è considerato un libro canonico; è completamente assente dai testi biblici proclamati dalla chiesa cattolica nelle liturgie festive ed è appena più noto attraverso la recita del cantico del cap.13 che ritorna nella liturgia cattolica, nelle lodi del mattino. Il nostro libro, dopo accurate osservazioni e riflessioni effettuate nel corso degli anni, non è altro che una novella a carattere morale, può essere considerato un racconto a carattere sapienziale. La sapienza nella Bibbia è la capacità di mettere a frutto criticamente la propria esperienza alla luce della fede in Dio, è un racconto che riflette sull'incontro tra esperienza della vita e fede. Il Libro di Tobia presenta una religiosità incentrata non solo sui sacrifici offerti nel tempio, ma soprattutto sulla preghiera e sulle opere di carità, è un libro a carattere prevalentemente deuteronomista in quanto fa spesso riferimento alla legge mosaica ed al fatto che il Signore premia sempre i giusti. Ciò che contraddistingue tutto il libro è il fatto che non c'è mai posto per il fato o per un anonimo ed impersonale destino; ma non c'è neanche spazio per un Dio che agisce indipendentemente dalla risposta che gli uomini danno alle Sue iniziative di salvezza, ecco allora il tema che permea tutto il racconto e che contraddistingue tutti i protagonisti e cioè quello del viaggio, tutti i personaggi della storia si muovono, si spostano da un luogo ad un altro per motivi diversi, per necessità, per scelta, ed alla fine per vocazione. Un viaggio spesso contraddistinto da peripezie, pericoli, impedimenti ed imprevisti che ci fa sembrare che la meta da raggiungere sia irragingibile, la meta verso quella " terra promessa" che, nella lettura cristiana del testo, è la nostra piena relazione con il Signore individualmente prima, con tutti i compenenti della nostra famiglia poi.
Già dal primo capitolo si capisce che il Libro di Tobia è una storia di famiglie, tutto comincia con i nomi dei componenti famigliari e congiunti che evidentemente non si comportano secondo i canoni dettati da Dio per mezzo della legge mosaica, ma nonostante tutto Tobi non rinnega il suo passato, la sua famiglia, la sua generazione della quale fa parte, pur avendo preso le distanze dai loro atteggiamenti che sono lontanti dal Signore, sa che invece la sua vita, da pio ebreo insieme alla sua famiglia, può essere da esempio ai suoi famigliari e connazionali che oramai vivono una vita non solo dissoluta ma volta anche a prenderlo in giro. Tobi è un deportato è l'esempio di tutte le nostre famiglie deportate nel mondo nel quale ogni giorno vivono e che sono costrette a combattere una battaglia per tenere vivo ed in piedi il valore della famiglia che non è altro l'impegno che ci siamo presi nel giorno del nostro matrimonio. Spesso possiamo essere incompresi e derisi per i volori che esprimiamo di fronte agli ideali del mondo che cozzano del tutto con i nostri, sposi cristiani, ma che se pur con mille difficoltà, proprio come nel libro di Tobia, abbiamo il dovere di gridare aiutati da quello Spirito che abbiamo ricevuto prima nel giorno del nostro battesimo, rafforzato nella confermazione e sigillato nel giorno del nostro matrimonio, che ci aiuterà sempre e comunque a testimoniare che il matrimonio cristiano non è solo una difficile avventura ma anche un bellissimo miracolo.
Già dal primo capitolo si capisce che il Libro di Tobia è una storia di famiglie, tutto comincia con i nomi dei componenti famigliari e congiunti che evidentemente non si comportano secondo i canoni dettati da Dio per mezzo della legge mosaica, ma nonostante tutto Tobi non rinnega il suo passato, la sua famiglia, la sua generazione della quale fa parte, pur avendo preso le distanze dai loro atteggiamenti che sono lontanti dal Signore, sa che invece la sua vita, da pio ebreo insieme alla sua famiglia, può essere da esempio ai suoi famigliari e connazionali che oramai vivono una vita non solo dissoluta ma volta anche a prenderlo in giro. Tobi è un deportato è l'esempio di tutte le nostre famiglie deportate nel mondo nel quale ogni giorno vivono e che sono costrette a combattere una battaglia per tenere vivo ed in piedi il valore della famiglia che non è altro l'impegno che ci siamo presi nel giorno del nostro matrimonio. Spesso possiamo essere incompresi e derisi per i volori che esprimiamo di fronte agli ideali del mondo che cozzano del tutto con i nostri, sposi cristiani, ma che se pur con mille difficoltà, proprio come nel libro di Tobia, abbiamo il dovere di gridare aiutati da quello Spirito che abbiamo ricevuto prima nel giorno del nostro battesimo, rafforzato nella confermazione e sigillato nel giorno del nostro matrimonio, che ci aiuterà sempre e comunque a testimoniare che il matrimonio cristiano non è solo una difficile avventura ma anche un bellissimo miracolo.
mercoledi 17 novembre 2010
Abbiamo letto il Cap.2 del libro di Tobia. La riflessione più lampante è stata che questi personaggi del racconto sono sempre in continuo movimento, tuttavia questo tema del viaggio, come avevamo già detto la volta precedente, non ci rimanda solo ad un itinerario percorso vero e proprio (come quello che farà Tobia e che lo porterà a conoscere Sara) ma è un itinerario spirituale e quindi di fede calibrato in base alle necessità di ogni singolo personaggio. Questo allora è un altro messaggio che vuole inviarci l'autore del libro di Tobia e che, nella lettura cristiana, è il cammino spirituale che ognuno di noi deve compiere per raggiungere quella "Terra Promessa" che non sarà nient'altro che la piena comunione con Dio. Nei prossimi incontri quindi snoccioleremo tutti i vari sottotemi che derivano da questi itinerari spirituali e di fede che sono specificatemene quattro. Il primo lo abbiamo preso in considerazione durante questo incontro :
l'itinerario della carità!
L'elemosina e la carità sono due temi fondamentali nel libro di Tobia, si tratta non solo di elemosina nel vero senso della parola, di cui Tobi è veramente il campione avendo sempre praticato nella sua vita elemosine ai fratelli in difficoltà ed avendo trasmesso questo valore nella famiglia e quindi al figlio Tobia (da come si evince nella lettura del 2 capitolo) ma anche di carità spirituale. L'elemosina ti avvicina a Dio perchè ti rende capace di mettere in pratica quell'amore totale e gratuito che ci ha insegnato Gesù poichè quando facciamo elemosina ad un fratello in difficoltà lo facciamo nella consapevolezza che non ci dobbiamo aspettare nulla in cambio. La carità nei confronti del fratello si manifesta con la capacità di ascoltare, perdonare, pregare per il fratello bisognoso non solo di attenzioni materiali ma anche di quelle spirituali essere la spalla sulla quale può piangere, sfogarsi e trovare la forza per mezzo nostro ma sempre in Gesù Cristo di ripartire. Tutto questo rapportato nella vita coniugale assume un senso conivolgente e nello stesso tempo travolgente: come si può prestare carità nei confronti del coniuge anche quando questi ha clamorosamente sbagliato e magari tradito (non solo nel senso fiscico) il matrimonio ? Tutto ci ha riportato all'eucaristia che non è un vestito che metti la domenica e quando esci dalla messa lo togli, ma è qualcosa che si concretizza nella nostra vita; Gesù ti dà la capicità per mezzo del sacramento eucaristico di divenire caritatevole anche quando sembra impossibile, e quando nella famiglia si sperimenta la carità la famiglia stessa non potrà fare a meno di portarla fuori e dimostrare solidarietà, materiale e spirituale, nei confronti di altre famiglie e fratelli bisognosi. La carità come ci insegna S.Paolo nella lettera ai Corinzi è la più grande delle tre virtù teologali in fin dei conti alla fine dei tempi sarà l'unica che rimarrà tra tutti noi in quanto non avremmo più la necessità della fede poichè la speranza si è compiuta. In fine abbiamo ricordato come la carità converte gli animi e riscalda i cuori prendendo come esempio S.Francesco la cui conversione non è avvenuta a S.Damiano ma è iniziata con la carità nei confronti di un fratello bisognoso nell'episodio del lebbroso.
l'itinerario della carità!
L'elemosina e la carità sono due temi fondamentali nel libro di Tobia, si tratta non solo di elemosina nel vero senso della parola, di cui Tobi è veramente il campione avendo sempre praticato nella sua vita elemosine ai fratelli in difficoltà ed avendo trasmesso questo valore nella famiglia e quindi al figlio Tobia (da come si evince nella lettura del 2 capitolo) ma anche di carità spirituale. L'elemosina ti avvicina a Dio perchè ti rende capace di mettere in pratica quell'amore totale e gratuito che ci ha insegnato Gesù poichè quando facciamo elemosina ad un fratello in difficoltà lo facciamo nella consapevolezza che non ci dobbiamo aspettare nulla in cambio. La carità nei confronti del fratello si manifesta con la capacità di ascoltare, perdonare, pregare per il fratello bisognoso non solo di attenzioni materiali ma anche di quelle spirituali essere la spalla sulla quale può piangere, sfogarsi e trovare la forza per mezzo nostro ma sempre in Gesù Cristo di ripartire. Tutto questo rapportato nella vita coniugale assume un senso conivolgente e nello stesso tempo travolgente: come si può prestare carità nei confronti del coniuge anche quando questi ha clamorosamente sbagliato e magari tradito (non solo nel senso fiscico) il matrimonio ? Tutto ci ha riportato all'eucaristia che non è un vestito che metti la domenica e quando esci dalla messa lo togli, ma è qualcosa che si concretizza nella nostra vita; Gesù ti dà la capicità per mezzo del sacramento eucaristico di divenire caritatevole anche quando sembra impossibile, e quando nella famiglia si sperimenta la carità la famiglia stessa non potrà fare a meno di portarla fuori e dimostrare solidarietà, materiale e spirituale, nei confronti di altre famiglie e fratelli bisognosi. La carità come ci insegna S.Paolo nella lettera ai Corinzi è la più grande delle tre virtù teologali in fin dei conti alla fine dei tempi sarà l'unica che rimarrà tra tutti noi in quanto non avremmo più la necessità della fede poichè la speranza si è compiuta. In fine abbiamo ricordato come la carità converte gli animi e riscalda i cuori prendendo come esempio S.Francesco la cui conversione non è avvenuta a S.Damiano ma è iniziata con la carità nei confronti di un fratello bisognoso nell'episodio del lebbroso.
mercoledi 24 novembre 2010
avremmo dovuto leggere e commentare il Capitolo terzo del Libro di Tobia, diciamo che avremmo dovuto perchè ci siamo alla fine confrontati tutti insieme su di un argomento attuale quanto scottante e cioè: La Bioetica. Tutto è nato dal fatto che sul nostro tavolo erano presenti i volantini del corso di "Bioetica per tutti" che avrà luogo nei locali della nostra parrocchia tutti i venerdì alle ore 21:00 a partire da venerdì 26 Novembre 2010. Il dibbattito è stato molto interessante siamo arrivati alla conclusione che oggi il mondo tenta, in maniera maldestra ed a volte ridicola, di togliere la sofferenza dalla vita dell'uomo, cosa impossibile perchè per quanto l'uomo stesso può tentare di farlo di fatto non ci riuscirà mai fino in fondo; la sofferenza nel vedere un figlio inchiodato su un letto non è certo più grande della decisione di farlo morire (in qualsiasi modo questo atto avvenga) e non sarà certo più grande della morte stessa! Il problema è che l'uomo deve imparare a convivere con le sofferenze che saranno inevitabilmente presenti nella nostra vita (si pensi alla morte : chi di noi può eliminarla, sfuggirla, distruggerla?) questo non significa che la nostra vita, individuale e coniugale, sarà solo sofferenza tutt'altro ! Ma i momenti di gioia che il Signore certamente ci dona saranno intervallati da quelli di dolore , allora il cristiano e la famiglia cristiana anche in questi momenti ha la gioia di Gesù Cristo. Ci siamo detti che spesso veniamo additati nella società nella quale viviamo, non è facile testimoniare fino in fondo il nostro essere cristiani e coniugi cristiani, siamo una minoranza! Spesso quando succedono casi violenti dove muoiono o soffrono persone (giovani,vecchi, bambini) i nostri colleghi, amici addiruttura parenti quasi ti cercano ma solo per dirti : " allora adesso cosa mi dici dov'è il "tuo" Dio?" Questa domanda è vecchia come il mondo già il popolo d'Israele a Massa e Meriba, nonostante aveva visto e toccato con mano la potenza di Dio che li aveva liberati dalla condizione servile in terra d'Egitto, si chiedeva " ma il Signore è con noi sì o no?" ; per arrivare infine all'ultima beffa, sicuramente la più eclatante...a Gesù stesso sulla croce è stato detto questo, i passanti lo schernivano dicendogli dov'è Dio, se tu fossi chi hai detto di essere adesso scenderesti da quella croce. La croce ... che con il suo apparente carico scuro fa capolino prima o poi nelle nostre vite ed in ogni aspetto delle nostre vite, ma quella stessa croce che sembrava aver portato solo la morte ecco che Gesù Cristo ci ha dimostrato che ha portato la vita. Per mezzo di quella si può giungere alla nostra terra promessa che è la piena comunione con il Signore è la famosa porta stretta dalla quale noi e le nostre famiglie con noi, dobbiamo passare con la certezza che chi vive in Gesù Cristo avrà la facoltà di superare ogni difficoltà sia quelle quotidiane (piccole croci che non sono meno pesanti di quelle grandi) sia quelle grandi e pesanti che si presenteranno nella vita famiglare! Certo l'uomo e fragile e non può fare tutto da solo, ha bisogno di sostegno e questo arriva solo dall'ascolto della Parola e dalla preghiera individuale e familiare , questi due aspetti coltivati nel dialogo e nella reciproca carità faranno della famiglia il luogo privilegiato per un itinerario spirituale, umano e di fede che ci porterà a vivere il pellegrinaggio su questa terra nella Speranza quella con la "S" maiuscola che ci sosterrà ogni giorno ed in ogni momento .
mercoledì 2 dicembre 2010
abbiamo letto il Capitolo 3 del Libro di Tobia dal commento e dall'attualizzazione del testo sono scaturite molteplici riflessione. La prima fra tutte è stata : " Dio dov'era dunque nel dramma vissuto da Tobi? " La discrazia il dolore la malattia la morte ma anche laceranti ed improvvise crisi coniugali possono bussare improvvisamente alla porta di casa. La vita della famiglia soprattutto e specialmente quella cristiana, viene così toccata dall'ombra della croce. Tobi è un uomo giusto un pio israelita, Sara e la sua famiglia altrettanto come è possibilie che il Signore decida di provarli? Anche e soprattutto il giusto deve vivere all'ombra della croce egli però, nella prova continua ad avere fede in Dio, nella sofferenza si fiducioso a Lui, per Lui è disponibile a perdere tutto . Quando il fedele è arrivato a questo punto di abbandono Dio è pronto a dare tutto in cambio. Per la famiglia cristiana ed il credente in generale anche l'esperienza più dolorosa può diventare occasione di più intensa comunione con Dio e di testimonianza credibile per gli altr. Quale esempio ci viene da Tobi e Sara? Quello che nella preghiera riesci ad essere perseverante nella fede. Ecco il secondo itinerario spirituale e di fede che si snocciola in questo libro è quello della preghiera. La preghiera è costantemente presente all'interno del racconto simbolo che è parte imprescindibile del credente questa di Tobi è la prima delle cinque preghiere presenti nel libro. Tutte avaranno lo stesso schema sembrano quasi essere preghiere a carattere penitenziale ci insegnano che ogni nostra preghiera dovrebbe contenere due aspetti quello del riconoscimento della presenza di Dio (confessio laudis) e quello della confessione delle colpe umane (confessio vitae). Non solo la preghiera dell'uomo non può non nascere nella situazione nella quale vive, la preghiera aiuta il singolo fedele e la famiglia cristiana a tenere vivo quel dono che ci è stato fatto nel giorno del nostro battesimo e delle nostre nozze, facilita il dialogo tra i coniugi e fa diventare veramente i due una carne sola ed uno spirito solo . Abbiamo tuttavia aggiunto una nota: la preghiera non è una formula magica, grazie alla quale l'uomo ottiene da Dio tutto ciò che vuole. La preghiera è prima di tutto la capacità di affidarci a Dio, di porre la nostra vita nelle Sue mani. La preghiera, poi, è capace di modicare il nostro atteggiamento verso la vita e di aprirci strade che non avevamo mai pensato di percorrere. La storia della coppia di Tobia e Sara, nasce dalla preghiera imperfatta, ma sincera, di uno dei protagonisti, la giovane Sara, che non ha ancora perduto tutta la sua speranza e quella che le è rimasta la ripone nelle mani di Dio.
Infine abbiamo puntanto la nostra attenzione sul fatto che innanzitutto Gesù Cristo stesso con la Sua vita ci abbia insegnato l'atteggiamento dela preghiera, istruzione ribadita da S.Paolo nella lettera ai Tessalonicesi e poi e dai documenti magisteriali :
Dalla Familiaris consorcio di Giovanni Paolo II :
" La preghiera ha come contenuto originale la stessa vita di famiglia, che in tutte le sue diverse circostanze viene interpretata come vocazione di Dio e attuata come risposta filiale al suo appello: gioie, dolori, speranze, tristezze.... la morte di persone care ecc..segnano l'intervento dell'amore di Dio nella storia della famiglia, così come devono segnare il momento favorevole per il rendimento di grazie, per l'implorazione, per l'abbandono fiducioso della famiglia al comune Padre che sta nei cieli."
Infine abbiamo puntanto la nostra attenzione sul fatto che innanzitutto Gesù Cristo stesso con la Sua vita ci abbia insegnato l'atteggiamento dela preghiera, istruzione ribadita da S.Paolo nella lettera ai Tessalonicesi e poi e dai documenti magisteriali :
Dalla Familiaris consorcio di Giovanni Paolo II :
" La preghiera ha come contenuto originale la stessa vita di famiglia, che in tutte le sue diverse circostanze viene interpretata come vocazione di Dio e attuata come risposta filiale al suo appello: gioie, dolori, speranze, tristezze.... la morte di persone care ecc..segnano l'intervento dell'amore di Dio nella storia della famiglia, così come devono segnare il momento favorevole per il rendimento di grazie, per l'implorazione, per l'abbandono fiducioso della famiglia al comune Padre che sta nei cieli."
mercoledì 12 gennaio 2011
Dopo la pausa natalizia, nella quale non sono mancati momenti di riflessione spirituale e fraternità, abbiamo ripreso i nostri incontri del mercoledì sera con le giovani famiglie. Sul proseguimento del cammino intrapreso lo scorso anno mercoledì abbiamo continuato nella lettura, riflessione e condivisione del Cap.4 del Libro di Tobia. In questo capitolo ci troviamo di fronte ad un lungo discorso di Tobi, abbiamo notato che sembra quasi un “testamento” morale e spirituale che il genitore lascia al figlio prima che questo intraprenda definitivamente e soprattutto da solo la sua strada di vita e di fede. In questo capitolo sono racchiusi tutti i canali ed i filoni che caratterizzano questo libro quali : la fede in Dio, la carità in famiglia e verso il prossimo, il valore della famiglia stessa. Qui sta la grandezza della storia di Tobia, nella sua apparente banalità, quando tutto sembra perduto, un fatto esterno ed estraneo come il ricordo del denaro muove la storia dell’uomo verso la salvezza. Tobi si ricorda di un tesoro nascosto, e Dio gli farà scoprire qual’è, in realtà, questo tesoro! Così anche le nostre azioni apparentemente insignificanti e non rilevanti possono divenire occasioni per un intervento di Dio.
Prima di mettersi in viaggio, di intraprendere quel cammino che non solo guarirà Tobi e Sara, ma farà di lui un adulto, un marito ed un padre, il giovane Tobia diviene consapevole che ha una dote che gli è stata donata dalla sua stessa famiglia e sono i valori e con questi partire, così come la generosità e la sensibilità della famiglia di Raguele saranno la dote della giovane Sara! Uniti formeranno il patrimonio morale e spirituale della nuova famiglia che si costituirà. Il testamento di Tobi contiene un buon programma educativo per la famiglia. Esso, tuttavia, può essere ampliato e perfezionato con i valori evangelici delle beatitudini e la radicalità dell’insegnamento di Gesù. E’ in famiglia che si riceve la prima educazione alla fede. I genitori devo essere i primi testimoni di fede ed aprire la vita dei figli ai valori trascendenti. Dal clima che si respira in famiglia vengono trasmessi i valori del rispetto della vita, della giustizia, della solidarietà della pace, del lavoro, della sobrietà. In una famiglia nella quale il padre e la madre svolgono con serietà ed impegno il proprio ministero educativo, con più immediatezza si può presentare Dio come Padre e parlare di vita eterna : “ I genitori, poiché han trasmesso la vita ai figli, hanno l’obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati i primi educatori di essa….Tocca ai genitori creare in seno alla famiglia quell’atmosfera vivificata dall’amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l’educazione completa dei figli in senso personale e sociale. La famiglia è dunque la prima scuola di virtù sociali, di cui appunto han bisogno tutte le società.” N.3 EV 1/826 Concilio Vaticano II
Prima di mettersi in viaggio, di intraprendere quel cammino che non solo guarirà Tobi e Sara, ma farà di lui un adulto, un marito ed un padre, il giovane Tobia diviene consapevole che ha una dote che gli è stata donata dalla sua stessa famiglia e sono i valori e con questi partire, così come la generosità e la sensibilità della famiglia di Raguele saranno la dote della giovane Sara! Uniti formeranno il patrimonio morale e spirituale della nuova famiglia che si costituirà. Il testamento di Tobi contiene un buon programma educativo per la famiglia. Esso, tuttavia, può essere ampliato e perfezionato con i valori evangelici delle beatitudini e la radicalità dell’insegnamento di Gesù. E’ in famiglia che si riceve la prima educazione alla fede. I genitori devo essere i primi testimoni di fede ed aprire la vita dei figli ai valori trascendenti. Dal clima che si respira in famiglia vengono trasmessi i valori del rispetto della vita, della giustizia, della solidarietà della pace, del lavoro, della sobrietà. In una famiglia nella quale il padre e la madre svolgono con serietà ed impegno il proprio ministero educativo, con più immediatezza si può presentare Dio come Padre e parlare di vita eterna : “ I genitori, poiché han trasmesso la vita ai figli, hanno l’obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati i primi educatori di essa….Tocca ai genitori creare in seno alla famiglia quell’atmosfera vivificata dall’amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l’educazione completa dei figli in senso personale e sociale. La famiglia è dunque la prima scuola di virtù sociali, di cui appunto han bisogno tutte le società.” N.3 EV 1/826 Concilio Vaticano II
Mercoledì 26 gennaio
Proseguendo la lettura e le riflessione sul libro di Tobia
questo mercoledì ci siamo soffermati sul capitolo 5.
Abbiamo notato come in questo capitolo emerge con forza il tema del viaggio, tema già presente nei capitoli precedenti ma in maniera molto riservata, ora qui diventa il tema predominante!
Ai tempi descritti nel libro viaggiare era non solo difficoltoso ma anche pericoloso, ecco che allora il viaggio di Tobia assume lineamenti morali, questo viaggio è il simbolo della sua crescita sia come passaggio alla vita adulta sia come crescita spirituale: questo viaggio farà di Tobia un uomo spiritualmente adulto e lo preparerà ad assumersi le sue responsabilità di uomo, marito e padre di fronte alla vita. Tobia per intraprendere questo viaggio, come è accaduto ad ognuno di noi e come continuerà ad accadere, deve staccarsi dalla sua famiglia, dalle sue sicurezze, da quel luogo dove è stato cresciuto e coccolato fino a quel momento, questo ci ha riportato all’esempio di Mosè quando vede sul Monte Oreb quello spettacolo bellissimo ed affascinante del roveto che arde ma non brucia lì è il Signore stesso ad indicargli la giusta partenza: deve togliersi i sandali! Questi oggetti sono molto preziosi nel deserto perché mettono al sicuro i nostri piedi dal pericolo di animali o di farsi male con qualsiasi oggetto che si trova sul suolo desertico, per cui anche per Mosè il togliersi i sandali significa togliersi tutte le sue sicurezze e mettersi nelle mani di Dio. Tornando a Tobia allora capiamo che solo così porterà una svolta non solo nella sua vita ma anche in quella del padre Tobi ed in quella di Sara, solo scendendo a questo compromesso potrà intraprendere quel viaggio meraviglioso che l’avventura stessa della vita. Nel viaggio c’è sempre uno scopo, in questo capitolo si parte da quello materiale (bisogna recuperare i soldi lasciate in deposito in Media), ma nella lettura spirituale si capisce chiaramente che, al dì là dei nostri scopi, c’è sempre una meta diversa, quella che per noi ha stabilito il Signore; ecco che allora il viaggio di Tobia diventa un’immersione nel difficile ed appassionante cammino della fede. I primi quattro capitoli ci hanno messo in luce la natura dei problemi : come è possibile guarire l’angoscia morale del vecchio Tobi? Come è possibile guarire Sara? Come è possibile uscire dall’opposizione che nasce tra una fede che ti salva ed una religiosità che ti schiavizza? In questo capitolo ci è data la risposta, bisogna mettersi in cammino nella consapevolezza che non possiamo fare tutto da soli, è infatti il giovane Tobia che si prenderà carico di questi problemi e partirà ma appunto a sua volta non partirà da solo a avrà accanto a se una guida spirituale forte. Il compagno di Tobia è molto speciale, è Dio stesso che si mette con discrezione accanto all’uomo il quale sperimenta la presenza di qualcuno che non si intromette prepotentemente nella sua vita (Dio non violenta nessuno) ma con umiltà è pazienza cerca, nella libertà dell’uomo, di guidarlo in questo difficile cammino della vita. L’amico, angelo, Azaria è tuttavia una figura osiamo dire un po’ abigua ci siamo infatti chiesti: è un essere divino che ci accompagna o è un uomo che diventa simbolo della presenza di Dio? L’angelo deve manifestarsi come vero uomo perché solo un altro uomo può manifestarci la via per la piena comunione con Dio! Tutto questo si è materializzato in maniera forte e concreta proprio in Gesù Cristo, vero Dio, che si è fatto uomo per indicare all’uomo la strada da percorrere in questo nostro viaggi verso quella che è la nostra Terra Promessa ossia la piena comunione con il Signore. Il viaggio di Tobia avrebbe potuto essere una fuga, un rinnegamento delle proprio radici e tradizioni, come il celebre viaggio della parabola dei due fratelli nel Vangelo di Luca. La bellezza di questa storia sta nel fatto che il narratore ne affida discretamente la soluzione a Dio, ma anche alla libertà dei protagonisti che scelgono di obbedire ad un Dio che non hanno ancora pienamente sperimentato. Infine al nostra attenzione si è spostata sulla figura di Anna, la madre di Tobia, preoccupata solo dei soldi all’inizio della storia ora è preoccupata solo del figlio “bastone della vecchia”! L’amore dei genitori spesso confina pericolosamente con l’egoismo! Anna dovrà imparare che il figlio non è sua proprietà e che il dono più grande che possa fargli è la libertà, dovranno, madre e figlio, recidere quel cordone ombelicale che impedisce a Tobia di diventare veramente adulto.
Abbiamo notato come in questo capitolo emerge con forza il tema del viaggio, tema già presente nei capitoli precedenti ma in maniera molto riservata, ora qui diventa il tema predominante!
Ai tempi descritti nel libro viaggiare era non solo difficoltoso ma anche pericoloso, ecco che allora il viaggio di Tobia assume lineamenti morali, questo viaggio è il simbolo della sua crescita sia come passaggio alla vita adulta sia come crescita spirituale: questo viaggio farà di Tobia un uomo spiritualmente adulto e lo preparerà ad assumersi le sue responsabilità di uomo, marito e padre di fronte alla vita. Tobia per intraprendere questo viaggio, come è accaduto ad ognuno di noi e come continuerà ad accadere, deve staccarsi dalla sua famiglia, dalle sue sicurezze, da quel luogo dove è stato cresciuto e coccolato fino a quel momento, questo ci ha riportato all’esempio di Mosè quando vede sul Monte Oreb quello spettacolo bellissimo ed affascinante del roveto che arde ma non brucia lì è il Signore stesso ad indicargli la giusta partenza: deve togliersi i sandali! Questi oggetti sono molto preziosi nel deserto perché mettono al sicuro i nostri piedi dal pericolo di animali o di farsi male con qualsiasi oggetto che si trova sul suolo desertico, per cui anche per Mosè il togliersi i sandali significa togliersi tutte le sue sicurezze e mettersi nelle mani di Dio. Tornando a Tobia allora capiamo che solo così porterà una svolta non solo nella sua vita ma anche in quella del padre Tobi ed in quella di Sara, solo scendendo a questo compromesso potrà intraprendere quel viaggio meraviglioso che l’avventura stessa della vita. Nel viaggio c’è sempre uno scopo, in questo capitolo si parte da quello materiale (bisogna recuperare i soldi lasciate in deposito in Media), ma nella lettura spirituale si capisce chiaramente che, al dì là dei nostri scopi, c’è sempre una meta diversa, quella che per noi ha stabilito il Signore; ecco che allora il viaggio di Tobia diventa un’immersione nel difficile ed appassionante cammino della fede. I primi quattro capitoli ci hanno messo in luce la natura dei problemi : come è possibile guarire l’angoscia morale del vecchio Tobi? Come è possibile guarire Sara? Come è possibile uscire dall’opposizione che nasce tra una fede che ti salva ed una religiosità che ti schiavizza? In questo capitolo ci è data la risposta, bisogna mettersi in cammino nella consapevolezza che non possiamo fare tutto da soli, è infatti il giovane Tobia che si prenderà carico di questi problemi e partirà ma appunto a sua volta non partirà da solo a avrà accanto a se una guida spirituale forte. Il compagno di Tobia è molto speciale, è Dio stesso che si mette con discrezione accanto all’uomo il quale sperimenta la presenza di qualcuno che non si intromette prepotentemente nella sua vita (Dio non violenta nessuno) ma con umiltà è pazienza cerca, nella libertà dell’uomo, di guidarlo in questo difficile cammino della vita. L’amico, angelo, Azaria è tuttavia una figura osiamo dire un po’ abigua ci siamo infatti chiesti: è un essere divino che ci accompagna o è un uomo che diventa simbolo della presenza di Dio? L’angelo deve manifestarsi come vero uomo perché solo un altro uomo può manifestarci la via per la piena comunione con Dio! Tutto questo si è materializzato in maniera forte e concreta proprio in Gesù Cristo, vero Dio, che si è fatto uomo per indicare all’uomo la strada da percorrere in questo nostro viaggi verso quella che è la nostra Terra Promessa ossia la piena comunione con il Signore. Il viaggio di Tobia avrebbe potuto essere una fuga, un rinnegamento delle proprio radici e tradizioni, come il celebre viaggio della parabola dei due fratelli nel Vangelo di Luca. La bellezza di questa storia sta nel fatto che il narratore ne affida discretamente la soluzione a Dio, ma anche alla libertà dei protagonisti che scelgono di obbedire ad un Dio che non hanno ancora pienamente sperimentato. Infine al nostra attenzione si è spostata sulla figura di Anna, la madre di Tobia, preoccupata solo dei soldi all’inizio della storia ora è preoccupata solo del figlio “bastone della vecchia”! L’amore dei genitori spesso confina pericolosamente con l’egoismo! Anna dovrà imparare che il figlio non è sua proprietà e che il dono più grande che possa fargli è la libertà, dovranno, madre e figlio, recidere quel cordone ombelicale che impedisce a Tobia di diventare veramente adulto.
Mercoledì 2 febbraio
In questo incontro abbiamo letto e riflettuto sul capitolo 6
del libro di Tobia. Siamo partiti dal fatto che tutti noi, del gruppo giovani
famiglie, siamo sposi novelli, alcuni da alcuni mesi, altri da un anno altri
ancora da qualche anno. Ognuno di noi tuttavia si aspetta molto da questa vita
insieme. Con la vita matrimoniale si ha la possibilità di verificare,
sperimentandoli, i progetti ideali pensati nel fidanzamento come il superamento
della solitudine, la collaborazione nella vita domestica, l’apertura alla vita,
il carattere totalizzante della sessualità; tutto queste cose sono opportunità
che costituiscono nuovi orizzonti fatti di crescita, difficoltà ed impegno. Il
giorno delle nostre nozze non è stato l’ultimo capitolo di una storia d’amore
ma piuttosto un prologo di una storia fatta d’amore, di salvezza, di sofferenza
e liberazione. L’angelo Raffaele in questo capitolo dice a Tobia “… Non temere,
essa ti è stata destinata fin dall’eternità. Sarai tu a salvarla..” La storia
di salvezza di Dio passa anche attraverso le nostre case attraverso le nostre
famiglie. Abbiamo ripensato ai Vangeli di Luca e Matteo che ci presentano la
genealogia di Gesù per insegnarci proprio come attraverso le famiglie il
Signore ha preparato l’avvento di Gesù. Così anche le nostre famiglie sono
destinate a manifestare il disegno di salvezza di Dio: potremmo dire che siamo
Bibbie viventi! Ma per avviarci in questo cammino di santificazione è
necessario fare memoria, cioè ripensare a come è iniziato il nostro incontro,
dei motivi che ci hanno spinto a prendere la decisione di sposarci. Il fare
memoria oggi ci aiuta a capire quanto nelle decisioni che prendiamo pensiamo di
interpretare la volontà di Dio. Il capitolo 6 ci rivela che il matrimonio viene
fatto prima in cielo e poi in terra “..da tutta l’eternità ti è stata
destinata..” I primi tempi dopo le nozze sono la grande occasione offerta per
sperimentare concretamente e progressivamente che il nostro amore ha orizzonti
ben più ampi di quelli determinati dal desiderio antropologico di stare
insieme. Da sposi saremo un’originale comunità nella quale inventiamo un modo
nuovo e tutto nostro, ogni famiglia differente dall’altra, di vivere e esperimentare
la fede, nella quale inventiamo modalità nuove per esprimerci nella preghiera.
Il progetto di vita non si limita all’eros, ma valorizzando l’eros va oltre
sino a raggiungere la carità. Nell’eros l’altro è ricercato ed amato per tutto
ciò che in lui è positivo ed attraente, nella carità il coniuge è amato così
com’è e quindi costantemente accolto, perdonato, arricchito.
Ci siamo soffermati poi sulla figura del pesce. Rappresenta i nostri limiti e le nostre paure, tuttavia Tobia, su suggerimento del compagno di viaggio Azaria, non lo butta via, come a significare che Dio non butta via niente di noi neanche le nostre debolezze ma anzi riesce a trasformarle fino a farle diventare per noi un punto di forza, fino a farle diventare uno dei mezzi della nostra salvezza! Questa è quella che S. Francesco chiamava perfetta letizia, la capacità di lasciarsi dominare da Dio e trasformare il male in bene. Tutto questo portato all’interno della famiglia assume connotati a dir poco meravigliosi e sorprendenti, quanto potenziale abbiamo a nostro favore! Quante famiglie hanno la possibilità della salvezza, quante, di contro, purtroppo non hanno attinto a questa risorsa
Ci siamo soffermati poi sulla figura del pesce. Rappresenta i nostri limiti e le nostre paure, tuttavia Tobia, su suggerimento del compagno di viaggio Azaria, non lo butta via, come a significare che Dio non butta via niente di noi neanche le nostre debolezze ma anzi riesce a trasformarle fino a farle diventare per noi un punto di forza, fino a farle diventare uno dei mezzi della nostra salvezza! Questa è quella che S. Francesco chiamava perfetta letizia, la capacità di lasciarsi dominare da Dio e trasformare il male in bene. Tutto questo portato all’interno della famiglia assume connotati a dir poco meravigliosi e sorprendenti, quanto potenziale abbiamo a nostro favore! Quante famiglie hanno la possibilità della salvezza, quante, di contro, purtroppo non hanno attinto a questa risorsa
L' Arcangelo Raffaele, il cui nome significa
"Aiuto, Guarigione di Dio" è uno dei sette arcangeli che siedono davanti
al trono di Dio.
Il libro di Tobia ci racconta che Raffaele è stato inviato da Dio in risposta alle preghiere di Tobi, pio ebreo deportato a Ninive, che era stato colpito da cecità e ridotto in miseria. Suo figlio Tobia parte per un lungo viaggio sotto la protezione di Raffaele per recuperare un credito di suo padre. Lungo il cammino Raffaele gli ordina di pescare un pesce e di usare il fiele, il fegato e il cuore per preparare una medicina che avrebbe guarito il padre al suo ritorno e avrebbe pure liberato dal demonio Sara la sua futura sposa che Tobia incontra nel suo viaggio Patrono e consigliere dei fidanzati, San Raffaele fu anche ( in Germania, nel medioevo) il protettore dei farmacisti che ornavano le vetrine del negozio con un angelo d’oro. Lo si invoca per proteggere i minatori e le persone impegnate in lavori rischiosi. I marinai di Venezia gli chiedevano di proteggerli dalle tempeste e a Firenze ogni adolescente, prima di partire per un viaggio si metteva sotto la sua protezione . |
Mercoledì 23 febbraio
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Il soggetto dell’icona, che trae origine dal
libro di Tobia (8,4-9), coglie il momento in cui Tobia, dopo aver invitato Sara
ad alzarsi dal letto nuziale, si accinge a unirsi con lei in preghiera. Lo
sposo, che tiene nella mano destra un cartiglio con la trascrizione della loro
orazione, mostra il palmo della mano sinistra in atteggiamento di umile amore
davanti a Dio e alla sposa, che invece tende le mani nel gesto orante
dell’offerta e dell’abbandono fiducioso. Un atto sofferto e liberante che
rivela la speranza, posta in Dio, di poter finalmente consumare le loro nozze
nella gioia. I due si guardano teneramente, immersi in una sorte di comunione
sacra che si fa ricettacolo di fede: la loro unione, messa alla prova, è ormai
matura. Non temono. E poiché credono che in ogni relazione sia presente
l’Eterno, poggiano i loro piedi su una predella, segno di nuzialità protesa
verso il cielo e di distacco dal mondo terreno, qui rappresentato dal
pavimento verde.
In alto, a destra dell’icona, è visibile la mano benedicente di Dio che fuoriesce dall’universo, quasi a conferma dell’auspicio di Raguele, madre della sposa: «Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo dolore. Coraggio, figlia!» (Tb 7,17). |