Mercoledi 8 febbraio 2012.
Nel primo incontro ci siamo ritrovati con chi c'èra gia dall'anno scorso e abbiamo accolto le coppie "nuove" che da quest'anno cammineranno con noi in questo percorso che ci porterà a scoprire la bellezza del matrimonio cristiano.
Il tema che tratteremo e che approfondiremo insieme sarà: EUCARISTIA E MATRIMONIO.
Marta e Danilo, Alessia e Francesco, Giuseppe e Michaela, Alessandro e Cristiana, Maria e Luca, Manuela e Davide sono le coppie che insieme a p. Angelo, Giordana e Alessandro formano questo gruppo che speriamo presto possa crescere sempre di più.
Il tema che tratteremo e che approfondiremo insieme sarà: EUCARISTIA E MATRIMONIO.
Marta e Danilo, Alessia e Francesco, Giuseppe e Michaela, Alessandro e Cristiana, Maria e Luca, Manuela e Davide sono le coppie che insieme a p. Angelo, Giordana e Alessandro formano questo gruppo che speriamo presto possa crescere sempre di più.
mercoledi 15 febbraio 2012.
In una storia d'amore, la promessa straordinaria.
Partiamo dalla storia d’amore tra uomo e donna che inizia con l’incontro, la conoscenza e la scelta di quell’uomo, quella donna; continua con lo svilupparsi della relazione tra i due con tutte le difficoltà e le gioie che ne derivano; sfocia nel desiderio di donarsi totalmente all’altro/a in maniera sempre più forte e profonda, accogliendo tutto dell’altro/a; si concretizza nella promessa garantita e definitiva di essere una sola carne, di dare il proprio corpo per dire amore.
La lunga storia d’amore tra Dio e il suo popolo, come leggiamo in Luca (Lc 22,15) “ho ardentemente desiderato di mangiare con voi questa Pasqua”, inizia con il grande desiderio di Dio di unire ciascuno di noi definitivamente a Lui. Fin prima della creazione del mondo Lui ha pensato a questo per l’umanità e quindi ci ha scelti e chiamati Lui per essere “santi e immacolati al suo cospetto nella carità”, per essere nell’amore puri in Lui. Questo al di là del peccato originale riprendendo la sua storia d’amore con Abramo. È Dio che ha scelto il suo popolo per unirlo a sé come possiamo leggere in Isaia (Is 43, 1-4): “ Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele: «Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni”. Anche il rapporto Dio/umanità continua con la conoscenza; Dio si fa conoscere come sposo,come Dio geloso a Israele sua sposa che si rivela “adultera o prostituta” ma che dopo essersi allontanata ritorna a Colui che parlerà al suo cuore. Dio si prepara al dono totale di sé, ad una alleanza che va oltre le vicende dell’umanità come leggiamo in Is.62,4 “Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata,ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto“. Dio promette un incontro straordinario e definitivo con il suo popolo (il Suo SI) e prepara Maria che risponde si alla sua volontà. Gesù, il Dio incarnato, salva tutta l’umanità con la sua alleanza, con la sua promessa e va oltre se stesso per raggiungere con il suo amore ogni persona di ogni tempo storico. Dopo aver moltiplicato il pane Gesù dice: ”Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” (Gv 6,35),”se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,51) “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui” (Gv 6,56). Continua a dirci: Ho ardentemente desiderato unirmi a te, proprio lì volevo arrivare. Gesù supera ogni aspettativa e ci dona il suo corpo per realizzare una unità infinitamente alta con ciascuno di noi l’una caro (unica carne). L’Eucaristia diventa lo specchio della nuzialità divina, sorgente di ogni unità e distinzione, fonte sempre viva per la vita di coppia. Di conseguenza l’Eucaristia come paradigma diviene fonte viva per una rinnovata vita di copia (non qualcosa che si aggiunge ma la piena comprensione del Sacramento nuziale). Ecco allora che l’amore detto con l’unione dei corpi non è il “vertice dell’amore” bensì è l’Amore che abita il corpo a dare significato alla sessualità. Se ciò non fosse vero vorrebbe dire che quando negli sposi sfiorisce la possibilità di dirsi l’amore attraverso la sessualità essi non sarebbero più in grado di amarsi e dirsi l’amore. La fertilità è un frutto dell’amore ma non è l’amore. La congiunzione fisica dei corpi muove gli sposi all’incontro. Del resto questo incontro dura un attimo e porta negli sposi la brama dell’attesa, del desiderio di vivere un altro attimo eguale. Questa infinita sete non è dettata dall’istinto della carne ma dal divino che opera della coppia. Questa unione richiama a un’altra unione, più grande, che sa di infinito: l’unione con Cristo Sposo. Al riguarda Papa Benedetto nell’’enciclica Deus Caritas Est (Nr 13) afferma “La « mistica » del Sacramento che si fonda nell'abbassamento di Dio verso di noi è di ben altra portata e conduce ben più in alto di quanto qualsiasi mistico innalzamento dell'uomo potrebbe realizzare”. Quindi, dietro la congiunzione dei corpi c’è la ricerca di “un di più”. Il Sacramento del Matrimonio va a dare potenzialità divina a questa sete/ricerca e fa dell’Eucaristia il sostanziarsi dell’obbiettivo della ricerca stessa.
Parole forti che forse in taluni passaggi possono apparirci troppo difficili e lontani dal quotidiano. Ma Gesù è concreto (il modo più concreto per visibilizzarsi è l’Eucaristia) e chiede a ciascuna coppia di sposi lasciarsi coinvolgere in questo mistero grande e prenda consapevolezza di essere l’attualizzazione del donarsi di Gesù (anche nella nostra casa si incarna e manifesta ma se chiudiamo l’uscio o tiriamo le tende come potrà vedersi?)
Partiamo dalla storia d’amore tra uomo e donna che inizia con l’incontro, la conoscenza e la scelta di quell’uomo, quella donna; continua con lo svilupparsi della relazione tra i due con tutte le difficoltà e le gioie che ne derivano; sfocia nel desiderio di donarsi totalmente all’altro/a in maniera sempre più forte e profonda, accogliendo tutto dell’altro/a; si concretizza nella promessa garantita e definitiva di essere una sola carne, di dare il proprio corpo per dire amore.
La lunga storia d’amore tra Dio e il suo popolo, come leggiamo in Luca (Lc 22,15) “ho ardentemente desiderato di mangiare con voi questa Pasqua”, inizia con il grande desiderio di Dio di unire ciascuno di noi definitivamente a Lui. Fin prima della creazione del mondo Lui ha pensato a questo per l’umanità e quindi ci ha scelti e chiamati Lui per essere “santi e immacolati al suo cospetto nella carità”, per essere nell’amore puri in Lui. Questo al di là del peccato originale riprendendo la sua storia d’amore con Abramo. È Dio che ha scelto il suo popolo per unirlo a sé come possiamo leggere in Isaia (Is 43, 1-4): “ Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele: «Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni”. Anche il rapporto Dio/umanità continua con la conoscenza; Dio si fa conoscere come sposo,come Dio geloso a Israele sua sposa che si rivela “adultera o prostituta” ma che dopo essersi allontanata ritorna a Colui che parlerà al suo cuore. Dio si prepara al dono totale di sé, ad una alleanza che va oltre le vicende dell’umanità come leggiamo in Is.62,4 “Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata,ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto“. Dio promette un incontro straordinario e definitivo con il suo popolo (il Suo SI) e prepara Maria che risponde si alla sua volontà. Gesù, il Dio incarnato, salva tutta l’umanità con la sua alleanza, con la sua promessa e va oltre se stesso per raggiungere con il suo amore ogni persona di ogni tempo storico. Dopo aver moltiplicato il pane Gesù dice: ”Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” (Gv 6,35),”se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,51) “chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui” (Gv 6,56). Continua a dirci: Ho ardentemente desiderato unirmi a te, proprio lì volevo arrivare. Gesù supera ogni aspettativa e ci dona il suo corpo per realizzare una unità infinitamente alta con ciascuno di noi l’una caro (unica carne). L’Eucaristia diventa lo specchio della nuzialità divina, sorgente di ogni unità e distinzione, fonte sempre viva per la vita di coppia. Di conseguenza l’Eucaristia come paradigma diviene fonte viva per una rinnovata vita di copia (non qualcosa che si aggiunge ma la piena comprensione del Sacramento nuziale). Ecco allora che l’amore detto con l’unione dei corpi non è il “vertice dell’amore” bensì è l’Amore che abita il corpo a dare significato alla sessualità. Se ciò non fosse vero vorrebbe dire che quando negli sposi sfiorisce la possibilità di dirsi l’amore attraverso la sessualità essi non sarebbero più in grado di amarsi e dirsi l’amore. La fertilità è un frutto dell’amore ma non è l’amore. La congiunzione fisica dei corpi muove gli sposi all’incontro. Del resto questo incontro dura un attimo e porta negli sposi la brama dell’attesa, del desiderio di vivere un altro attimo eguale. Questa infinita sete non è dettata dall’istinto della carne ma dal divino che opera della coppia. Questa unione richiama a un’altra unione, più grande, che sa di infinito: l’unione con Cristo Sposo. Al riguarda Papa Benedetto nell’’enciclica Deus Caritas Est (Nr 13) afferma “La « mistica » del Sacramento che si fonda nell'abbassamento di Dio verso di noi è di ben altra portata e conduce ben più in alto di quanto qualsiasi mistico innalzamento dell'uomo potrebbe realizzare”. Quindi, dietro la congiunzione dei corpi c’è la ricerca di “un di più”. Il Sacramento del Matrimonio va a dare potenzialità divina a questa sete/ricerca e fa dell’Eucaristia il sostanziarsi dell’obbiettivo della ricerca stessa.
Parole forti che forse in taluni passaggi possono apparirci troppo difficili e lontani dal quotidiano. Ma Gesù è concreto (il modo più concreto per visibilizzarsi è l’Eucaristia) e chiede a ciascuna coppia di sposi lasciarsi coinvolgere in questo mistero grande e prenda consapevolezza di essere l’attualizzazione del donarsi di Gesù (anche nella nostra casa si incarna e manifesta ma se chiudiamo l’uscio o tiriamo le tende come potrà vedersi?)
mERCOLEDI 22 FEBBRAIO.
Parteciperemo al rito dell' imposizione delle Ceneri, ore 21:00 in chiesa.
mercoledi 29 febbraio.
Incontro insieme al gruppo dei fidanzati in cammino verso il matrimonio che ha come tema la sessualità nella coppia.
mercoledi 7 marzo.
La cena dell’intimità
Nella storia di coppia, ci sono momenti che potremo chiamare cena di intimità che vedono il realizzarsi della promessa del dono totale; è il fermarsi solo per lo stare insieme, il gustare lo stare insieme dicendosi l’anima e l’amore fino a raggiungere l’unità più alta, dove parole e gesti acquistano un significato altissimo che va oltre il momento (pensiamo a certi intimi dialoghi di coppia dove abbiamo detto tutto noi stessi o alcuni momenti di preghiera dove abbiamo condiviso la nostra anima). La cena di intimità di Gesù è l’ultima cena che vive con gli Apostoli ma che anche noi possiamo vivere con Gesù ogni volta che ci comunichiamo. È una cena voluta e desiderata da Gesù (Lc 22, 15) “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi”, è “l’ora” a cui tutto sembra portare, è l’ora in cui Lui ci svela il Suo amore. In quella cena Egli depone le vesti e lava loro i piedi, si spoglia di ogni distanza e dignità pur di amare tutti; Gesù dona il Suo corpo (“Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”, “li amò sino alla fine”), consegna tutto di sé, istituendo l’Eucaristia. L’Eucaristia crea il massimo dell’unione che può esserci tra Dio e ogni persona qui sulla terra, Cristo unisce la Sua carne, il Suo sangue e la Sua anima alla mia carne, al mio sangue e alla mia anima. Gesù vuole unirsi totalmente con noi e diventare uno con ciascuno di noi così come è uno con il Padre (“come il Padre che ha la vita ha mandato me e io vivo per il Padre così anche colui che mangia di me vivrà per me”). Mangiando Lui viviamo di Lui e veniamo a Lui assimilati: è la cena dell’intimità che contiene il futuro, le nozze eterne. Gesù annulla il tempo in modo che tutti possano fare cena intima (Eucaristia) con Lui, anche dopo 2000 anni. Da qui possiamo capire la verità profonda delle nozze umane. L’Eucarestia, le nozze di Gesù, sono riferimento e sorgente per le nozze tra uomo e donna che possono partecipare del Suo grande amore. Tutte le cene intime tra sposi non sono altro che riflesso e anticipazione delle nozze eterne che vivremo con Dio. Staccare le nozze umane dalle nozze divine vuol dire non riconoscere più qual è la direzione e le proporzioni/portata delle nozze tra uomo e donna: significa ridurlo alla povertà di una relazione fine a se stessa. Proprio in questa ottica si capisce l’affermazione di San Paolo “matrimonio mistero grande”. Gesù chiama gli sposi ad essere realizzazione, attualizzazione e riflesso delle Sue Nozze, a dimostrarne effetti e potenza. Gli sposi comprendono così la loro identità, la loro possibile crescita e la loro missione. L’uomo e la donna hanno nel loro imprinting il rimando all’unione di Dio con la Chiesa; le loro Nozze sono inserite nelle Nozze Eucaristiche. Gli sposi sono ritornello dell’Amore di Dio per la Chiesa, Suo segno dove si celebrano le Nozze Eucaristiche con tutte le povertà umane. Come leggiamo in Familiaris Consortio N. 57 “L'Eucaristia è la fonte stessa del matrimonio cristiano. Il sacrificio eucaristico, infatti, ripresenta l'alleanza di amore di Cristo con la Chiesa, in quanto sigillata con il sangue della sua Croce. E' in questo sacrificio della Nuova ed Eterna Alleanza che i coniugi cristiani trovano la radice dalla quale scaturisce, è interiormente plasmata e continuamente vivificata la loro alleanza coniugale”, per gli sposi cibarsi dell’Eucaristia significa continuare ad accogliere Gesù nel loro matrimonio, volerlo dentro la loro relazione. Dopo l’Eucaristia gli sposi sono l’attualizzazione di quel grande amore, traduzione 24 ore su 24 del donarsi di Cristo che proprio attraverso di loro vuol dire il Suo amore. C’è una direzione di crescita per gli sposi, la direzione del perdere senza limiti, ad amare dando tutto se stessi per poter accogliere l’altro (come avviene nell’Eucaristia); d’altro canto, non perdere qualcosa di se stessi vuol dire non realizzare la pienezza d’amore col coniuge.
In forza del sacramento del matrimonio gli sposi hanno la missione di realizzare l’Amore eucaristico. Chi non capisce e parla il linguaggio eucaristico non può capire il significato vero delle nze cristiane, al contrario vivrà ogni momento di vita quotidiana come cena intima.
Nella storia di coppia, ci sono momenti che potremo chiamare cena di intimità che vedono il realizzarsi della promessa del dono totale; è il fermarsi solo per lo stare insieme, il gustare lo stare insieme dicendosi l’anima e l’amore fino a raggiungere l’unità più alta, dove parole e gesti acquistano un significato altissimo che va oltre il momento (pensiamo a certi intimi dialoghi di coppia dove abbiamo detto tutto noi stessi o alcuni momenti di preghiera dove abbiamo condiviso la nostra anima). La cena di intimità di Gesù è l’ultima cena che vive con gli Apostoli ma che anche noi possiamo vivere con Gesù ogni volta che ci comunichiamo. È una cena voluta e desiderata da Gesù (Lc 22, 15) “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi”, è “l’ora” a cui tutto sembra portare, è l’ora in cui Lui ci svela il Suo amore. In quella cena Egli depone le vesti e lava loro i piedi, si spoglia di ogni distanza e dignità pur di amare tutti; Gesù dona il Suo corpo (“Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”, “li amò sino alla fine”), consegna tutto di sé, istituendo l’Eucaristia. L’Eucaristia crea il massimo dell’unione che può esserci tra Dio e ogni persona qui sulla terra, Cristo unisce la Sua carne, il Suo sangue e la Sua anima alla mia carne, al mio sangue e alla mia anima. Gesù vuole unirsi totalmente con noi e diventare uno con ciascuno di noi così come è uno con il Padre (“come il Padre che ha la vita ha mandato me e io vivo per il Padre così anche colui che mangia di me vivrà per me”). Mangiando Lui viviamo di Lui e veniamo a Lui assimilati: è la cena dell’intimità che contiene il futuro, le nozze eterne. Gesù annulla il tempo in modo che tutti possano fare cena intima (Eucaristia) con Lui, anche dopo 2000 anni. Da qui possiamo capire la verità profonda delle nozze umane. L’Eucarestia, le nozze di Gesù, sono riferimento e sorgente per le nozze tra uomo e donna che possono partecipare del Suo grande amore. Tutte le cene intime tra sposi non sono altro che riflesso e anticipazione delle nozze eterne che vivremo con Dio. Staccare le nozze umane dalle nozze divine vuol dire non riconoscere più qual è la direzione e le proporzioni/portata delle nozze tra uomo e donna: significa ridurlo alla povertà di una relazione fine a se stessa. Proprio in questa ottica si capisce l’affermazione di San Paolo “matrimonio mistero grande”. Gesù chiama gli sposi ad essere realizzazione, attualizzazione e riflesso delle Sue Nozze, a dimostrarne effetti e potenza. Gli sposi comprendono così la loro identità, la loro possibile crescita e la loro missione. L’uomo e la donna hanno nel loro imprinting il rimando all’unione di Dio con la Chiesa; le loro Nozze sono inserite nelle Nozze Eucaristiche. Gli sposi sono ritornello dell’Amore di Dio per la Chiesa, Suo segno dove si celebrano le Nozze Eucaristiche con tutte le povertà umane. Come leggiamo in Familiaris Consortio N. 57 “L'Eucaristia è la fonte stessa del matrimonio cristiano. Il sacrificio eucaristico, infatti, ripresenta l'alleanza di amore di Cristo con la Chiesa, in quanto sigillata con il sangue della sua Croce. E' in questo sacrificio della Nuova ed Eterna Alleanza che i coniugi cristiani trovano la radice dalla quale scaturisce, è interiormente plasmata e continuamente vivificata la loro alleanza coniugale”, per gli sposi cibarsi dell’Eucaristia significa continuare ad accogliere Gesù nel loro matrimonio, volerlo dentro la loro relazione. Dopo l’Eucaristia gli sposi sono l’attualizzazione di quel grande amore, traduzione 24 ore su 24 del donarsi di Cristo che proprio attraverso di loro vuol dire il Suo amore. C’è una direzione di crescita per gli sposi, la direzione del perdere senza limiti, ad amare dando tutto se stessi per poter accogliere l’altro (come avviene nell’Eucaristia); d’altro canto, non perdere qualcosa di se stessi vuol dire non realizzare la pienezza d’amore col coniuge.
In forza del sacramento del matrimonio gli sposi hanno la missione di realizzare l’Amore eucaristico. Chi non capisce e parla il linguaggio eucaristico non può capire il significato vero delle nze cristiane, al contrario vivrà ogni momento di vita quotidiana come cena intima.
mercoledi 14 marzo.
Fate questo in memoria di me
Far memoria … qual è il significato pieno di questa espressione nella Bibbia? È riduttivo, infatti, intenderlo solamente come ricordare. Questa espressione, nella Bibbia come parimenti nella liturgia, evoca un ri-compiere un atto consapevoli che la sua efficacia rimane immutata nel tempo, è riattualizzare un gesto. Ogni volta in cui si dicono quelle parole e si compiono quei gesti “sfondiamo” la barriera del tempo e dello spazio entrando in contemporaneità e sintonia col cenacolo nell’ultima cena. Un gesto che, se vero e non di circostanza, diviene memoriale è un bacio tra due sposi. Attraverso il bacio i due esprimono la storia del passato amore, dicono il sentimento presente e “sottoscrivono” una garanzia del futuro amare (quindi non è semplicemente un gesto che coinvolge l’emozione del momento). Come il bacio tra gli sposi, così Gesù, per la forza dello Spirito Santo, dicendo fate questo in memoria di me ci chiama, non ad assistere al rito, bensì a ri-vivere/ri-attualizzare la Sua storia in ognuno di noi (passato, presente e futuro). Ma perché Gesù dà il suo corpo per Amore? Il Suo obiettivo non è semplicemente di raggiungere ciascuno di noi “fisicamente”. Lui vuole farsi uno con noi, condividere tutto con noi. È proprio questa tensione/propensione di Gesù al farsi uno con noi alla base dell’unità (unico corpo) della Chiesa, sua Sposa. miracolo si compie anche nell’adorazione, laddove, il vederlo pane ci fa udire ancora vive le Sue parole: prendete e mangiate diventando uno con me. Nel matrimonio, questo Suo dare il corpo per amore, ha riflesso e si manifesta nei tanti piccoli gesti di dono per amore (dal dono del corpo ai molteplici gesti quotidiani che dicono reciprocità). Proprio questi gesti assumo il significato della riattualizzazione, e divengono segno, dell’amore grande di Gesù per la Chiesa. Gli sposi, quindi, divengono, per mezzo dello Spirito Santo che abita la loro relazione, memoriale dell’amore di Cristo per ciascuno annunciando e attualizzando il Suo amore. Gesù, nel donare il Suo corpo, celebrando la Sua Pasqua, rivela la verità originaria dell’uomo/donna del principio, libera l’uomo dalla durezza del cuore affinché possa vivere pienamente l’amore e realizzarlo pienamente. Nell’Eucaristia si trova l’orizzonte a cui tendere, il livello d’amore a cui gli sposi sono chiamati ad arrivare nella propria casa. Il matrimonio diviene allora simbolo di ciò che l’Eucaristia realizza. In Familiaris Consortio al riguardo si legge che “Lo Spirito… dona il cuore nuovo e rende l’uomo e la donna capaci di amarsi come Cristo ci ha amati. L’amore coniugale raggiunge quella pienezza a cui è interiormente ordinato, la carità coniugale, che è il modo proprio e specifico con cui gli sposi partecipano e sono chiamati a vivere la carità stessa di Cristo che si dona sulla Croce”.
Quindi, è sempre Gesù che si manifesta e parla: nell’Eucaristia Lo fa direttamente, nel matrimonio attraverso gli sposi. Gli sposi, nonostante la loro fragilità e limitatezza, sono rimando e attualizzazione permanente del donarsi di Gesù. Gli sposi sono investiti di questa grazia per dire “Fate questo in memoria di me” in casa, nella quotidianità, nei gesti e nelle relazioni. Chiamati e abilitati a dare consistenza all’Eucaristia nei gesti feriali, nel modo in cui si vive la relazione di coppia o la relazione coi figli. Sapendo di poter amare dello stesso amore di Gesù e caricando di questo amore i gesti che facciamo più fatica a compiere, diventa “luogo eucaristico” cucinare, riordinare le scarpe, tagliare il prato, dipingere la cancellata. Anche la tavola può diventare una mensa dell’amore in cui “produrre pane” per la propria famiglia e per gli altri: invece di soffermarsi solo sul mangiare, darsi nutrimento, comunicare l’anima con un’attenzione, uno sguardo, una carezza. Perché non investire del tempo a contemplare chi sta accanto o di fronte, interrogandosi sulla sua crescita umana e spirituale?
Fate questo in memoria di me … non una frase rituale ma il modo per vedere Gesù.
Far memoria … qual è il significato pieno di questa espressione nella Bibbia? È riduttivo, infatti, intenderlo solamente come ricordare. Questa espressione, nella Bibbia come parimenti nella liturgia, evoca un ri-compiere un atto consapevoli che la sua efficacia rimane immutata nel tempo, è riattualizzare un gesto. Ogni volta in cui si dicono quelle parole e si compiono quei gesti “sfondiamo” la barriera del tempo e dello spazio entrando in contemporaneità e sintonia col cenacolo nell’ultima cena. Un gesto che, se vero e non di circostanza, diviene memoriale è un bacio tra due sposi. Attraverso il bacio i due esprimono la storia del passato amore, dicono il sentimento presente e “sottoscrivono” una garanzia del futuro amare (quindi non è semplicemente un gesto che coinvolge l’emozione del momento). Come il bacio tra gli sposi, così Gesù, per la forza dello Spirito Santo, dicendo fate questo in memoria di me ci chiama, non ad assistere al rito, bensì a ri-vivere/ri-attualizzare la Sua storia in ognuno di noi (passato, presente e futuro). Ma perché Gesù dà il suo corpo per Amore? Il Suo obiettivo non è semplicemente di raggiungere ciascuno di noi “fisicamente”. Lui vuole farsi uno con noi, condividere tutto con noi. È proprio questa tensione/propensione di Gesù al farsi uno con noi alla base dell’unità (unico corpo) della Chiesa, sua Sposa. miracolo si compie anche nell’adorazione, laddove, il vederlo pane ci fa udire ancora vive le Sue parole: prendete e mangiate diventando uno con me. Nel matrimonio, questo Suo dare il corpo per amore, ha riflesso e si manifesta nei tanti piccoli gesti di dono per amore (dal dono del corpo ai molteplici gesti quotidiani che dicono reciprocità). Proprio questi gesti assumo il significato della riattualizzazione, e divengono segno, dell’amore grande di Gesù per la Chiesa. Gli sposi, quindi, divengono, per mezzo dello Spirito Santo che abita la loro relazione, memoriale dell’amore di Cristo per ciascuno annunciando e attualizzando il Suo amore. Gesù, nel donare il Suo corpo, celebrando la Sua Pasqua, rivela la verità originaria dell’uomo/donna del principio, libera l’uomo dalla durezza del cuore affinché possa vivere pienamente l’amore e realizzarlo pienamente. Nell’Eucaristia si trova l’orizzonte a cui tendere, il livello d’amore a cui gli sposi sono chiamati ad arrivare nella propria casa. Il matrimonio diviene allora simbolo di ciò che l’Eucaristia realizza. In Familiaris Consortio al riguardo si legge che “Lo Spirito… dona il cuore nuovo e rende l’uomo e la donna capaci di amarsi come Cristo ci ha amati. L’amore coniugale raggiunge quella pienezza a cui è interiormente ordinato, la carità coniugale, che è il modo proprio e specifico con cui gli sposi partecipano e sono chiamati a vivere la carità stessa di Cristo che si dona sulla Croce”.
Quindi, è sempre Gesù che si manifesta e parla: nell’Eucaristia Lo fa direttamente, nel matrimonio attraverso gli sposi. Gli sposi, nonostante la loro fragilità e limitatezza, sono rimando e attualizzazione permanente del donarsi di Gesù. Gli sposi sono investiti di questa grazia per dire “Fate questo in memoria di me” in casa, nella quotidianità, nei gesti e nelle relazioni. Chiamati e abilitati a dare consistenza all’Eucaristia nei gesti feriali, nel modo in cui si vive la relazione di coppia o la relazione coi figli. Sapendo di poter amare dello stesso amore di Gesù e caricando di questo amore i gesti che facciamo più fatica a compiere, diventa “luogo eucaristico” cucinare, riordinare le scarpe, tagliare il prato, dipingere la cancellata. Anche la tavola può diventare una mensa dell’amore in cui “produrre pane” per la propria famiglia e per gli altri: invece di soffermarsi solo sul mangiare, darsi nutrimento, comunicare l’anima con un’attenzione, uno sguardo, una carezza. Perché non investire del tempo a contemplare chi sta accanto o di fronte, interrogandosi sulla sua crescita umana e spirituale?
Fate questo in memoria di me … non una frase rituale ma il modo per vedere Gesù.
mercoledi 21 marzo 2012.
Il valore della parola
Eucaristia: modello,riferimento e fonte per costruire e far vivere nella quotidianità il Sacramento del Matrimonio. Tutti i cristiani, in forza del Sacramento del Battesimo, sono chiamati a vivere in pienezza l’Eucaristia (essere capaci dell’amore di Gesù amando fino a dare la vita); gli sposi, in virtù dello Spirito Santo effuso sulla loro relazione col Sacramento del Matrimonio, sono strutturalmente richiamo dell’Amore Trinitario e dono totale di se.
In questo scenario qual è il ruolo della Parola di Dio e della parola umana?
La Parola di Dio conduce all’Eucaristia: il cammino che Gesù, il verbo incarnato, compie coi suoi discepoli conduce al cenacolo. Tutta la predicazione e l’andare di Cristo indica in maniera netta e decisa la meta: la mensa eucaristica.
È la Parola di Dio che fa l’Eucaristia (Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo»). Come nell’annunciazione il Verbo si fa carne nel grembo di Maria così in ogni liturgia eucaristica, si fa carne nell’ostia santa. È la Parola, che per mezzo dello Spirito Santo, attualizza l’ultima cena e permette l’incarnazione di Gesù in ogni messa.
L’Eucaristia, la Parola incarnata, esige, dopo un’accoglienza piena, il dono totale agli altri. Ciascun battezzato ha il dovere di portare agli altri il frutto di questo incontro. Gesù si dona a noi ogni giorno nell’Eucaristia ma non per dare completezza a un rito: la Parola/carne accetta l’unione con la nostra carne solo per poter, dopo averci amato in maniera intima, arrivare anche ad altri: è atto egoistico trattenere questo dono gelosamente per se.
Negli sposi la Parola conduce alla consapevolezza dell’identità più profonda (nella reciprocità essere immagine di Dio) guidando i coniugi a imitare Cristo-Sposo nel dono totale di se. La Parola illumina il loro andare e rappresenta la chiave interpretativa della quotidianità. Essa suggerisce come/quanto amare il coniuge e come/quanto amare insieme un altro. La Parola rende, inoltre, gli sposi attenti collaboratori della missione dei battezzati: non un sacerdote o un precetto ma Gesù stesso dice: “Andate …”.
Comunque, non di sola Parola di Dio si alimenta la vita degli sposi. Anche il loro dialogo, lo scambio quotidiano è luogo privilegiato di crescita umana e spirituale. La parola umana è in primis chiamata e risposta. Il “Ti amo” pronunciato, fin dal fidanzamento, dagli innamorati è una chiamata a costruire, a intraprendere un cammino insieme che, per divenire concretezza esige una risposta (non esiste relazione d’amore se ad amarsi non ambedue). Il dialogo è opportunità e luogo per l’accoglienza e la ricerca dell’anima. La parola porta nel tempo a una coscienza che permette di andare oltre ciò che i due si sanno esprimere con le sole parole (uno sguardo diventa parola, un silenzio preludio di un’inquietudine). La parola è infatti il pane dei coniugi e senza di essa non può costruirsi quel noi di coppia. Solo con un dialogo sincero e senza “veli” la relazione dei coniugi può visibilizzare la grazia straordinaria conferita col sacramento, l’essere immagine di Dio. La forza di questa parola umana tra coniugi è tale che arriva a fondersi con la Parola di Dio e può divenire lo strumento di comunicazione che Dio utilizza coi coniugi. La parola umana è talmente intrisa di amore divino tanto che Dio parla attraverso questa parola.
Ovviamente la parola può essere questo ma anche il contrario di questo. Il non dialogo o il dialogo avvelenato può diventare motivo di allontanamento e chiusura, fondamento di un’eutanasia dell’amore (attraverso calunnie, maliziose menzogne, verità taciute), arma di distruzione della persona che mi vive accanto (la lingua uccide più della spada perché dai suoi fendenti non ci si può difendere).
La Parola/carne e la parola/dialogo fanno comunque parte costitutiva dell’esperienza degli sposi: a ciascuna coppia è proposto di operare una scelta sapendo che non ci sono vie intermedie tra amare e odiare, tra far crescere l’amore e assistere al suo declino.
Eucaristia: modello,riferimento e fonte per costruire e far vivere nella quotidianità il Sacramento del Matrimonio. Tutti i cristiani, in forza del Sacramento del Battesimo, sono chiamati a vivere in pienezza l’Eucaristia (essere capaci dell’amore di Gesù amando fino a dare la vita); gli sposi, in virtù dello Spirito Santo effuso sulla loro relazione col Sacramento del Matrimonio, sono strutturalmente richiamo dell’Amore Trinitario e dono totale di se.
In questo scenario qual è il ruolo della Parola di Dio e della parola umana?
La Parola di Dio conduce all’Eucaristia: il cammino che Gesù, il verbo incarnato, compie coi suoi discepoli conduce al cenacolo. Tutta la predicazione e l’andare di Cristo indica in maniera netta e decisa la meta: la mensa eucaristica.
È la Parola di Dio che fa l’Eucaristia (Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo»). Come nell’annunciazione il Verbo si fa carne nel grembo di Maria così in ogni liturgia eucaristica, si fa carne nell’ostia santa. È la Parola, che per mezzo dello Spirito Santo, attualizza l’ultima cena e permette l’incarnazione di Gesù in ogni messa.
L’Eucaristia, la Parola incarnata, esige, dopo un’accoglienza piena, il dono totale agli altri. Ciascun battezzato ha il dovere di portare agli altri il frutto di questo incontro. Gesù si dona a noi ogni giorno nell’Eucaristia ma non per dare completezza a un rito: la Parola/carne accetta l’unione con la nostra carne solo per poter, dopo averci amato in maniera intima, arrivare anche ad altri: è atto egoistico trattenere questo dono gelosamente per se.
Negli sposi la Parola conduce alla consapevolezza dell’identità più profonda (nella reciprocità essere immagine di Dio) guidando i coniugi a imitare Cristo-Sposo nel dono totale di se. La Parola illumina il loro andare e rappresenta la chiave interpretativa della quotidianità. Essa suggerisce come/quanto amare il coniuge e come/quanto amare insieme un altro. La Parola rende, inoltre, gli sposi attenti collaboratori della missione dei battezzati: non un sacerdote o un precetto ma Gesù stesso dice: “Andate …”.
Comunque, non di sola Parola di Dio si alimenta la vita degli sposi. Anche il loro dialogo, lo scambio quotidiano è luogo privilegiato di crescita umana e spirituale. La parola umana è in primis chiamata e risposta. Il “Ti amo” pronunciato, fin dal fidanzamento, dagli innamorati è una chiamata a costruire, a intraprendere un cammino insieme che, per divenire concretezza esige una risposta (non esiste relazione d’amore se ad amarsi non ambedue). Il dialogo è opportunità e luogo per l’accoglienza e la ricerca dell’anima. La parola porta nel tempo a una coscienza che permette di andare oltre ciò che i due si sanno esprimere con le sole parole (uno sguardo diventa parola, un silenzio preludio di un’inquietudine). La parola è infatti il pane dei coniugi e senza di essa non può costruirsi quel noi di coppia. Solo con un dialogo sincero e senza “veli” la relazione dei coniugi può visibilizzare la grazia straordinaria conferita col sacramento, l’essere immagine di Dio. La forza di questa parola umana tra coniugi è tale che arriva a fondersi con la Parola di Dio e può divenire lo strumento di comunicazione che Dio utilizza coi coniugi. La parola umana è talmente intrisa di amore divino tanto che Dio parla attraverso questa parola.
Ovviamente la parola può essere questo ma anche il contrario di questo. Il non dialogo o il dialogo avvelenato può diventare motivo di allontanamento e chiusura, fondamento di un’eutanasia dell’amore (attraverso calunnie, maliziose menzogne, verità taciute), arma di distruzione della persona che mi vive accanto (la lingua uccide più della spada perché dai suoi fendenti non ci si può difendere).
La Parola/carne e la parola/dialogo fanno comunque parte costitutiva dell’esperienza degli sposi: a ciascuna coppia è proposto di operare una scelta sapendo che non ci sono vie intermedie tra amare e odiare, tra far crescere l’amore e assistere al suo declino.
mercoledi 18 aprile.
Spirito Santo: il totalmente donarsi del Padre verso il Figlio, il totalmente corrispondere amore del Figlio verso il Padre si sostanzia e diviene persona trinitaria viva e operante. Seppur nella limitatezza delle parole, così si può tentare di descrivere lo Spirito Santo. Lo Spirito, quindi, non è una cosa, un’entità astratta, bensì Persona viva della Trinità attraverso cui l’azione creatrice del Padre si perpetua nel tempo, attraverso cui il Figlio può intimamente legarsi e totalmente donarsi alla Chiesa Sua Sposa.
Qual è la specifica azione dello Spirito Santo nei sacramenti dell’Eucaristia e del Matrimonio?
Eucaristia . Al riguardo siamo guidati dalla liturgia. Diversamente da quanto siamo portati a pensare, non è il sacerdote che consacra bensì, quale ministro/strumento, supplica il Padre che attraverso lo Spirito Santo Gesù si renda presente in quel pane. Come nell’annunciazione è lo Spirito che permette al Verbo di prendere dimora nel grembo di Maria e divenire carne, così in ogni liturgia eucaristica lo Spirito garantisce questa nuova incarnazione di Cristo nel pane e nel vino. Lo Spirito trasforma, o meglio fa cambiare di stato, il pane e il vino che noi abbiamo offerto. Si vede ancora pane e vino ma lì il Verbo si è rifatto carne per porre dimora in ciascuno voglia riceverlo al momento della comunione.
Matrimonio . Ancora ci fa da guida la liturgia. Il rito del Matrimonio non termina con lo scambio dei consensi e degli anelli (fin qui è consumato il “rito civile”). Il rito ricomprende anche la liturgia eucaristica (presentazione delle offerte e consacrazione) e termina con la benedizione degli sposi fatta prima della recita del Padre Nostro. Non c’è soluzione di continuità. Infatti, come lo Spirito cambia pane vino in Corpo e Sangue di Cristo, così gli sposi in forza dell’effusione su di essi invocata divengono richiamo permanente della presenza di Cristo (e quel banchetto eucaristico diviene per gli stessi modello e fonte). Senza questa effusione il sacramento non ci sarebbe bensì avremmo solo un rito civile “ambientato in chiesa”. Nell’unione civile i due sposi manifestano pubblicamente la loro volontà di unirsi mentre nel Sacramento, avendo i due innamorati riconosciuto Cristo come Sposo, manifestano inoltre la volontà di divenirne simbolo permanente. Al riguardo, molti sono i testi (Parola di Dio, Catechismo, magistero, lo stesso rito del matrimonio) che possono aiutarci. Per brevità ne citiamo solo due che descrivono in maniera eloquente la grandezza del sacramento del Matrimonio.
Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1464): ...gli sposi ricevono lo Spirito Santo come comunione di amore di Cristo e della Chiesa. È Lui il sigillo della loro alleanza, la sorgete sempre offerta del loro amore, forza in cui si rinnoverà la loro fedeltà…
Comunione e comunità nella Chiesa Domestica (documento dei vescovi) al n. 8: La comunione della coppia e della famiglia cristiana, non sta dunque nell’amore dell’uomo verso la donna e viceversa, e neppure nell’amore reciproco tra genitori e figli: sta nel dono dello Spirito.
Com’è possibile comprendere, l’effusione dello Spirito proietta la capacità di amare degli sposi oltre il limite umano. Mediante l’effusione sono resi partecipi e capaci di donare lo stesso amore di Cristo per la Chiesa (totale e gratuito). Quindi, mentre nell’Eucaristia pane e vino cessano di essere tali per divenire totalmente Corpo e Sangue, nel sacramento del Matrimonio Cristo si fa presente nella relazione ma in “maniera discreta”, nella liberta degli sposi si rendersi disponibili o di rifiutarsi. Il farsi presente di Cristo negli sposi dice la Sua volontà di andare incontro, di andare nelle case, negli ambienti di lavoro, nelle piazze, nei parchi, nelle spiagge, nei boschi per dire l’amore.
Nell’Eucaristia gli sposi ritrovano la loro identità, l’energia per realizzarla e lo scopo per farla.
Consapevoli che l’effusione dello Spirito non avviene una tantum durante la celebrazione del sacramento, ma da quel momento in poi accompagna perpetuamente gli sposi (anche oltre la morte), ciascuna coppia è chiamata a prendere consapevolezza di questo grande dono ricevuto e di rendersi strumento.
Se la differenza tra matrimonio civile e sacramento è lo Spirito Santo ma non si accetta che lo Spirito agisca, dov’è la differenza?
Qual è la specifica azione dello Spirito Santo nei sacramenti dell’Eucaristia e del Matrimonio?
Eucaristia . Al riguardo siamo guidati dalla liturgia. Diversamente da quanto siamo portati a pensare, non è il sacerdote che consacra bensì, quale ministro/strumento, supplica il Padre che attraverso lo Spirito Santo Gesù si renda presente in quel pane. Come nell’annunciazione è lo Spirito che permette al Verbo di prendere dimora nel grembo di Maria e divenire carne, così in ogni liturgia eucaristica lo Spirito garantisce questa nuova incarnazione di Cristo nel pane e nel vino. Lo Spirito trasforma, o meglio fa cambiare di stato, il pane e il vino che noi abbiamo offerto. Si vede ancora pane e vino ma lì il Verbo si è rifatto carne per porre dimora in ciascuno voglia riceverlo al momento della comunione.
Matrimonio . Ancora ci fa da guida la liturgia. Il rito del Matrimonio non termina con lo scambio dei consensi e degli anelli (fin qui è consumato il “rito civile”). Il rito ricomprende anche la liturgia eucaristica (presentazione delle offerte e consacrazione) e termina con la benedizione degli sposi fatta prima della recita del Padre Nostro. Non c’è soluzione di continuità. Infatti, come lo Spirito cambia pane vino in Corpo e Sangue di Cristo, così gli sposi in forza dell’effusione su di essi invocata divengono richiamo permanente della presenza di Cristo (e quel banchetto eucaristico diviene per gli stessi modello e fonte). Senza questa effusione il sacramento non ci sarebbe bensì avremmo solo un rito civile “ambientato in chiesa”. Nell’unione civile i due sposi manifestano pubblicamente la loro volontà di unirsi mentre nel Sacramento, avendo i due innamorati riconosciuto Cristo come Sposo, manifestano inoltre la volontà di divenirne simbolo permanente. Al riguardo, molti sono i testi (Parola di Dio, Catechismo, magistero, lo stesso rito del matrimonio) che possono aiutarci. Per brevità ne citiamo solo due che descrivono in maniera eloquente la grandezza del sacramento del Matrimonio.
Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 1464): ...gli sposi ricevono lo Spirito Santo come comunione di amore di Cristo e della Chiesa. È Lui il sigillo della loro alleanza, la sorgete sempre offerta del loro amore, forza in cui si rinnoverà la loro fedeltà…
Comunione e comunità nella Chiesa Domestica (documento dei vescovi) al n. 8: La comunione della coppia e della famiglia cristiana, non sta dunque nell’amore dell’uomo verso la donna e viceversa, e neppure nell’amore reciproco tra genitori e figli: sta nel dono dello Spirito.
Com’è possibile comprendere, l’effusione dello Spirito proietta la capacità di amare degli sposi oltre il limite umano. Mediante l’effusione sono resi partecipi e capaci di donare lo stesso amore di Cristo per la Chiesa (totale e gratuito). Quindi, mentre nell’Eucaristia pane e vino cessano di essere tali per divenire totalmente Corpo e Sangue, nel sacramento del Matrimonio Cristo si fa presente nella relazione ma in “maniera discreta”, nella liberta degli sposi si rendersi disponibili o di rifiutarsi. Il farsi presente di Cristo negli sposi dice la Sua volontà di andare incontro, di andare nelle case, negli ambienti di lavoro, nelle piazze, nei parchi, nelle spiagge, nei boschi per dire l’amore.
Nell’Eucaristia gli sposi ritrovano la loro identità, l’energia per realizzarla e lo scopo per farla.
Consapevoli che l’effusione dello Spirito non avviene una tantum durante la celebrazione del sacramento, ma da quel momento in poi accompagna perpetuamente gli sposi (anche oltre la morte), ciascuna coppia è chiamata a prendere consapevolezza di questo grande dono ricevuto e di rendersi strumento.
Se la differenza tra matrimonio civile e sacramento è lo Spirito Santo ma non si accetta che lo Spirito agisca, dov’è la differenza?
mercoledi 2-9-16-23-30 maggio .
Mese Mariano, preghiera del Rosario in chiesa.