Dal Vangelo secondo Luca 4,16-30.
Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?».
Ma egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria!».
Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria.
Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;
ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;
si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.
San Bonaventura (1221-1274), francescano, dottore della Chiesa
Meditazioni sulla vita di Cristo; Opera omnia
“Non è il figlio di Giuseppe?”
Mi sembrano arrivati al grado più alto, coloro che, con tutto il cuore e senza finzione, si possiedono tanto da non cercare altro che di essere disprezzati, considerati nulla e vivere nell'umiltà... Finché non sarete arrivati a quel punto, pensate di non aver fatto nulla. Infatti, come in verità siamo tutti “servi inutili”, secondo la parola del Signore (Lc 17,10), anche se facessimo bene ogni cosa, finché non saremo arrivati a quel grado di umiltà, non saremo ancora nella verità, anzi saremo e cammineremo nella vanità...
Tu sai come il Signore Gesù ha cominciato col fare prima di insegnare. Più tardi disse: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore” (Mt 11,29). E questo ha voluto dapprima mettere in pratica, senza finzione. Lo ha fatto con tutto il cuore, come con tutto il cuore e veramente era umile e mite. Non c'era dissimulazione in lui (cf 2Cor 1,19). Si è gettato così profondamente nell'umiltà e disprezzo e abiezione, si è annientato agli occhi di tutti a tal punto che, quando si è messo a predicare e ad annunciare le meraviglie di Dio e a compiere miracoli e cose ammirabili, non lo credevano, lo disdegnavano e si burlavano di lui dicendo: “Non è forse il figlio del carpentiere?” e altre parole simili. Così si avvera la parola dell'apostolo Paolo: “Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo” (Fil 2,7), non soltanto di un servo comune per via dell'incarnazione, ma di un servo qualunque per via della vita umile e disprezzata.
Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?».
Ma egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria!».
Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria.
Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;
ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;
si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.
San Bonaventura (1221-1274), francescano, dottore della Chiesa
Meditazioni sulla vita di Cristo; Opera omnia
“Non è il figlio di Giuseppe?”
Mi sembrano arrivati al grado più alto, coloro che, con tutto il cuore e senza finzione, si possiedono tanto da non cercare altro che di essere disprezzati, considerati nulla e vivere nell'umiltà... Finché non sarete arrivati a quel punto, pensate di non aver fatto nulla. Infatti, come in verità siamo tutti “servi inutili”, secondo la parola del Signore (Lc 17,10), anche se facessimo bene ogni cosa, finché non saremo arrivati a quel grado di umiltà, non saremo ancora nella verità, anzi saremo e cammineremo nella vanità...
Tu sai come il Signore Gesù ha cominciato col fare prima di insegnare. Più tardi disse: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore” (Mt 11,29). E questo ha voluto dapprima mettere in pratica, senza finzione. Lo ha fatto con tutto il cuore, come con tutto il cuore e veramente era umile e mite. Non c'era dissimulazione in lui (cf 2Cor 1,19). Si è gettato così profondamente nell'umiltà e disprezzo e abiezione, si è annientato agli occhi di tutti a tal punto che, quando si è messo a predicare e ad annunciare le meraviglie di Dio e a compiere miracoli e cose ammirabili, non lo credevano, lo disdegnavano e si burlavano di lui dicendo: “Non è forse il figlio del carpentiere?” e altre parole simili. Così si avvera la parola dell'apostolo Paolo: “Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo” (Fil 2,7), non soltanto di un servo comune per via dell'incarnazione, ma di un servo qualunque per via della vita umile e disprezzata.
Dal Vangelo secondo Luca 4,31-37.
Poi discese a Cafarnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente.
Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità.
Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte:
«Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!».
Gesù gli intimò: «Taci, esci da costui!». Eil demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male.
Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?».
E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione.
San Cirillo di Gerusalemme (313-350), vescovo di Gerusalemme, dottore della Chiesa
Catechesi battesimali, 11, 5-10
« La tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, si lanciò » (Sap 18,15) Dio è spirito (Gv 5, 24) ; colui che è spirito ha generato spiritualmente... in una generazione semplice e incomprensibile. Il Figlio stesso disse del Padre : « Il Signore mi ha detto : Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato » (Sal 2, 7). Quest'oggi non è recente, ma eterno; quest'oggi non è nel tempo, ma prima di tutti i secoli. « Dal seno dell'aurora come rugiada, io ti ho generato » (Sal 110, 3). Credi dunque in Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, ma Figlio unigenito secondo la parola del Vangelo : « Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna » (Gv 3, 16)... Giovanni dà questa testimonianza a suo riguardo : « Noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità » (Gv 1, 14).
Perciò, i demoni stessi, tremando davanti a lui gridavano : « Basta ! che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno ? Tu sei il Figlio del Dio vivente ! » Egli è dunque Figlio di Dio secondo la natura, e non soltanto per mezzo dell'adozione, poiché è nato dal Padre...Il Padre, Dio vero, ha generato il Figlio simile a lui, Dio vero... Il Padre ha generato il figlio diversamente da come lo spirito, negli uomini, genera la parola; poiché lo spirito in noi rimane, mentre la parola, una volta pronunciata, svanisce. Noi sappiamo che Cristo è stato generato « Parola viva ed eterna » (1 Pt 1, 23), non solo pronunciata con le labbra, bensì proprio nata dal Padre eternamente, ineffabilmente, della setssa natura del Padre: "In principio era il Verbo e il Verbo era Dio" (Gv 1,1). Parola che comprende la volontà del Padre e fa ogni cosa per ordine suo; Parola che scende dal cielo e che risale (cf Is 55,11)... Parola piena di autorità e che tutto regge, perché « il Padre ha dato tutto nelle mani del Figlio » (Gv 13, 3).
Poi discese a Cafarnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente.
Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità.
Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte:
«Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!».
Gesù gli intimò: «Taci, esci da costui!». Eil demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male.
Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?».
E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione.
San Cirillo di Gerusalemme (313-350), vescovo di Gerusalemme, dottore della Chiesa
Catechesi battesimali, 11, 5-10
« La tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, si lanciò » (Sap 18,15) Dio è spirito (Gv 5, 24) ; colui che è spirito ha generato spiritualmente... in una generazione semplice e incomprensibile. Il Figlio stesso disse del Padre : « Il Signore mi ha detto : Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato » (Sal 2, 7). Quest'oggi non è recente, ma eterno; quest'oggi non è nel tempo, ma prima di tutti i secoli. « Dal seno dell'aurora come rugiada, io ti ho generato » (Sal 110, 3). Credi dunque in Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, ma Figlio unigenito secondo la parola del Vangelo : « Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna » (Gv 3, 16)... Giovanni dà questa testimonianza a suo riguardo : « Noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità » (Gv 1, 14).
Perciò, i demoni stessi, tremando davanti a lui gridavano : « Basta ! che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno ? Tu sei il Figlio del Dio vivente ! » Egli è dunque Figlio di Dio secondo la natura, e non soltanto per mezzo dell'adozione, poiché è nato dal Padre...Il Padre, Dio vero, ha generato il Figlio simile a lui, Dio vero... Il Padre ha generato il figlio diversamente da come lo spirito, negli uomini, genera la parola; poiché lo spirito in noi rimane, mentre la parola, una volta pronunciata, svanisce. Noi sappiamo che Cristo è stato generato « Parola viva ed eterna » (1 Pt 1, 23), non solo pronunciata con le labbra, bensì proprio nata dal Padre eternamente, ineffabilmente, della setssa natura del Padre: "In principio era il Verbo e il Verbo era Dio" (Gv 1,1). Parola che comprende la volontà del Padre e fa ogni cosa per ordine suo; Parola che scende dal cielo e che risale (cf Is 55,11)... Parola piena di autorità e che tutto regge, perché « il Padre ha dato tutto nelle mani del Figlio » (Gv 13, 3).
Dal Vangelo secondo Luca 4,38-44.
Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei.
Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva.
Da molti uscivano demòni gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro.
Egli però disse: «Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.
Santa Teresa d'Avila (1515-1582), carmelitana, dottore della Chiesa
Il cammino di perfezione, cap. 24
« Uscì e si recò in un luogo deserto » Come possiamo non ricordarci un Maestro come colui che ci insegnò la preghiera, che ce la insegnò con tanto amore e con un così grande desiderio che essa ci fosse utile?... Sapete che ci ha insegnato a pregare nella solitudine. Così faceva sempre nostro Signore, quando pregava, non perché gli fosse necessario, ma perché voleva darci un esempio. Abbiamo detto prima che non possiamo parlare allo stesso tempo a Dio e al mondo. Ora, non fanno altra cosa, coloro che recitano delle preghiere e contemporaneamente ascoltano quel che si dice attorno, o si fermano ai pensieri che si presentano senza preoccuparsi di respingerli.
Non parlo di quelle indisposizioni che sopravvengono a volte, né soprattutto della malinconia e della debolezza dello spirito che affliggono certe persone e le impediscono, malgrado i loro sforzi, di raccogliersi. Lo stesso dicasi per quei temporali interiori che possono turbare a volte i fedeli servi di Dio, e che vengono permessi da lui, per il loro miglior bene. Nella loro afflizione, cercano invano la calma. Qualunque cosa facciano, non possono essere attenti alle preghiere che pronunciano. Il loro spirito, ben lungi dal fissarsi su qualcosa, va talmente alla ventura che sembra in preda a una specie di frenesia. Dalla pena che ne provano,vedranno che non è colpa loro; che non si tormentino dunque... Poiché la loro anima è malata, che si applichino a procurarle qualche riposo e si occupino di qualche altra opera di virtù. Questo devono fare le persone che vegliano su se stesse, e capiscono che non si può parlare a Dio e al mondo allo stesso tempo.
Ciò che dipende da noi, è cercare di essere nella solitudine per pregare. E piaccia a Dio che questo basti, lo ripeto, per capire al cospetto di chi siamo e come il Signore risponde alle nostre domande! Pensate forse che egli taccia, quando non lo sentiamo? No, certo. Parla al cuore quando è il cuore che lo prega.
Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei.
Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva.
Da molti uscivano demòni gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro.
Egli però disse: «Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.
Santa Teresa d'Avila (1515-1582), carmelitana, dottore della Chiesa
Il cammino di perfezione, cap. 24
« Uscì e si recò in un luogo deserto » Come possiamo non ricordarci un Maestro come colui che ci insegnò la preghiera, che ce la insegnò con tanto amore e con un così grande desiderio che essa ci fosse utile?... Sapete che ci ha insegnato a pregare nella solitudine. Così faceva sempre nostro Signore, quando pregava, non perché gli fosse necessario, ma perché voleva darci un esempio. Abbiamo detto prima che non possiamo parlare allo stesso tempo a Dio e al mondo. Ora, non fanno altra cosa, coloro che recitano delle preghiere e contemporaneamente ascoltano quel che si dice attorno, o si fermano ai pensieri che si presentano senza preoccuparsi di respingerli.
Non parlo di quelle indisposizioni che sopravvengono a volte, né soprattutto della malinconia e della debolezza dello spirito che affliggono certe persone e le impediscono, malgrado i loro sforzi, di raccogliersi. Lo stesso dicasi per quei temporali interiori che possono turbare a volte i fedeli servi di Dio, e che vengono permessi da lui, per il loro miglior bene. Nella loro afflizione, cercano invano la calma. Qualunque cosa facciano, non possono essere attenti alle preghiere che pronunciano. Il loro spirito, ben lungi dal fissarsi su qualcosa, va talmente alla ventura che sembra in preda a una specie di frenesia. Dalla pena che ne provano,vedranno che non è colpa loro; che non si tormentino dunque... Poiché la loro anima è malata, che si applichino a procurarle qualche riposo e si occupino di qualche altra opera di virtù. Questo devono fare le persone che vegliano su se stesse, e capiscono che non si può parlare a Dio e al mondo allo stesso tempo.
Ciò che dipende da noi, è cercare di essere nella solitudine per pregare. E piaccia a Dio che questo basti, lo ripeto, per capire al cospetto di chi siamo e come il Signore risponde alle nostre domande! Pensate forse che egli taccia, quando non lo sentiamo? No, certo. Parla al cuore quando è il cuore che lo prega.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 5,1-11.
Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret
e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti.
Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca».
Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».
E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano.
Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano.
Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore».
Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto;
così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini».
Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
San Patrizio (circa 385-vers 461), monaco missionario, vescovo
Confessione, 38-40; SC 249
« Non temere ; d'ora in poi sarai pescatore di uomini »
Sono grandemente debitore a Dio che mi ha concesso una grazia così grande che cioè, per mio mezzo, “popoli numerosi” siano rinati per Dio... : “Ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra”... In questo modo voglio “attendere la promessa” di colui che non fa mai difetto, come ci viene attestato da lui nel Vangelo: “Verranno dall'Oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe”. Perciò abbiamo fiducia che i credenti verranno dal mondo intero.
Per questo importa dedicarsi alla pesca come si deve e con vigilanza, secondo l'esortazione e l'insegnamento del Signore che dice: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Dice ancora nei profeti: “Ecco, io invierò numerosi pescatori e cacciatori”. Per questo era molto importante tendere le nostre reti, affinché “una quantità enorme [di pesci]”, cioè “una folla” di gente sia presa per Dio e che, per battezzare ed esortare il popolo, ci siano ovunque sacerdoti, secondo la parola del Signore: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato; Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
(Riferimenti biblici : Ez 38,6 ; Is 49,6 ; At 1,4 ; Mt 8,11 ; Mt 4,19 ; Ger 16,16 ; Lc 5,6 ; Lc 6,17 ; Mt 28,19)
Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret
e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti.
Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca».
Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».
E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano.
Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano.
Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore».
Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto;
così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini».
Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
San Patrizio (circa 385-vers 461), monaco missionario, vescovo
Confessione, 38-40; SC 249
« Non temere ; d'ora in poi sarai pescatore di uomini »
Sono grandemente debitore a Dio che mi ha concesso una grazia così grande che cioè, per mio mezzo, “popoli numerosi” siano rinati per Dio... : “Ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra”... In questo modo voglio “attendere la promessa” di colui che non fa mai difetto, come ci viene attestato da lui nel Vangelo: “Verranno dall'Oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe”. Perciò abbiamo fiducia che i credenti verranno dal mondo intero.
Per questo importa dedicarsi alla pesca come si deve e con vigilanza, secondo l'esortazione e l'insegnamento del Signore che dice: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Dice ancora nei profeti: “Ecco, io invierò numerosi pescatori e cacciatori”. Per questo era molto importante tendere le nostre reti, affinché “una quantità enorme [di pesci]”, cioè “una folla” di gente sia presa per Dio e che, per battezzare ed esortare il popolo, ci siano ovunque sacerdoti, secondo la parola del Signore: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato; Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
(Riferimenti biblici : Ez 38,6 ; Is 49,6 ; At 1,4 ; Mt 8,11 ; Mt 4,19 ; Ger 16,16 ; Lc 5,6 ; Lc 6,17 ; Mt 28,19)
Dal Vangelo secondo Luca 5,33-39.
Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!».
Gesù rispose: «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro?
Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio.
E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti.
Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi.
Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!».
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Nord Africa) e dottore della Chiesa
Discorso 210,5 (Nuova Biblioteca Agostiniana)
“Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno” Teniamo dunque “i fianchi cinti e le lucerne accese”, e siamo come quei “servi in attesa del ritorno del loro padrone dalle nozze” (Lc 12,35). Non diciamoci vicendevolmente: “Mangiamo e beviamo perché domani moriremo” (1Cor 15,32). Ma proprio perché è incerto il giorno della morte e penosa la vita, digiuniamo e preghiamo ancor più: domani infatti moriremo. “Ancora un poco - disse Gesù - e non mi vedrete un poco ancora e mi vedrete” (Gv 16,16). Questo è il momento di cui ci disse: “voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà” (v. 20); cioè: questa vita è piena di tentazioni e noi siamo pellegrini lungi da lui. “Ma vi vedrò di nuovo - aggiunse - e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia” (v. 22).
Godiamo anche ora in questa speranza, nonostante tutto - poiché è fedelissimo chi ce lo ha promesso - nell'attesa di quella sovrabbondante gioia, quando “saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Gv 3,2), e “nessuno ci potrà togliere la nostra gioia”. ... "La donna quando partorisce - dice il Signore - è nel dolore perché è giunta la sua ora; ma quando ha partorito si fa grande festa perché è venuto al mondo un uomo" (Gv 16,21). Questa sarà la gioia che nessuno potrà toglierci e di cui saremo ricolmati quando passeremo, dal modo di concepire la fede nella vita presente, alla luce eterna. Ora dunque digiuniamo e preghiamo, perché è il tempo del parto.
Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!».
Gesù rispose: «Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro?
Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio.
E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti.
Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi.
Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!».
Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Nord Africa) e dottore della Chiesa
Discorso 210,5 (Nuova Biblioteca Agostiniana)
“Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno” Teniamo dunque “i fianchi cinti e le lucerne accese”, e siamo come quei “servi in attesa del ritorno del loro padrone dalle nozze” (Lc 12,35). Non diciamoci vicendevolmente: “Mangiamo e beviamo perché domani moriremo” (1Cor 15,32). Ma proprio perché è incerto il giorno della morte e penosa la vita, digiuniamo e preghiamo ancor più: domani infatti moriremo. “Ancora un poco - disse Gesù - e non mi vedrete un poco ancora e mi vedrete” (Gv 16,16). Questo è il momento di cui ci disse: “voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà” (v. 20); cioè: questa vita è piena di tentazioni e noi siamo pellegrini lungi da lui. “Ma vi vedrò di nuovo - aggiunse - e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia” (v. 22).
Godiamo anche ora in questa speranza, nonostante tutto - poiché è fedelissimo chi ce lo ha promesso - nell'attesa di quella sovrabbondante gioia, quando “saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Gv 3,2), e “nessuno ci potrà togliere la nostra gioia”. ... "La donna quando partorisce - dice il Signore - è nel dolore perché è giunta la sua ora; ma quando ha partorito si fa grande festa perché è venuto al mondo un uomo" (Gv 16,21). Questa sarà la gioia che nessuno potrà toglierci e di cui saremo ricolmati quando passeremo, dal modo di concepire la fede nella vita presente, alla luce eterna. Ora dunque digiuniamo e preghiamo, perché è il tempo del parto.
10 settembre 2012 - Dal Vangelo secondo Luca 6,6-11.
Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita.
Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui.
Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: E' lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?».
E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: «Stendi la mano!». Egli lo fece e la mano guarì.
Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
Melitone di Sardi ( ? - circa 195), vescovo
Omelia sulla Pasqua
« Il Signore Dio mi assiste, per questo non resterò confuso. È vicino chi mi rende giustizia ; chi oserà venire a contesa con me ? » (Is 50,7-8)
Cristo era Dio, e ha preso la nostra umanità. Soffrì per coloro che soffrono, fu legato per coloro che sono vinti, fu giudicato per i condannati, sepolto per coloro che sono sepolti, e risuscitò dai morti. Vi grida queste parole : « Chi oserà venire a contesa con me ? Si avvicini a me (Is 50, 8). Ho liberato io il condannato, ho vivificato io il morto, ho rialzato io il sepolto. Chi mi contesta ?" (v.9) Sono io, dice Cristo, ad avere abolito la morte, vinto il nemico, calpestato l'inferno, legato il forte (Lc 11, 22), rapito l'uomo nel più alto dei cieli, sono io, dice Cristo.
"Venite dunque, voi tutti popoli di uomini che eravate impigliati nel male, ricevete il perdono dei vostri peccati. Perché sono il vostro perdono, sono la Pasqua di salvezza, sono l'agnello immolato per voi. Sono l'acqua della vostra purificazione, sono la vostra luce, sono il vostro Salvatore, sono la vostra risurrezione, sono il vostro re. Vi prendo con me in cielo, vi mostrerò il Padre eterno, vi risusciterò con la mia mano destra."
Tale è colui che fece il cielo e la terra, plasmò l'uomo in principio (Gen 2,7), annunciò se stesso nella Legge e i profeti, prese carne in una Vergine, fu crocifisso sul legno, fu deposto in terra, risuscitò dai morti, salì al cielo, sedette alla destra del Padre e ha il potere di giudicare tutto e di salvare tutto. Per lui, il Padre ha creato tutto quanto esiste, fin dal principio e per sempre. Egli è l'alfa e l'omega (Ap 1,8), è il principio e la fine, è lui il Cristo... A lui sia la gloria e la potenza nei secoli. Amen.
Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita.
Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui.
Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: E' lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?».
E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: «Stendi la mano!». Egli lo fece e la mano guarì.
Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
Melitone di Sardi ( ? - circa 195), vescovo
Omelia sulla Pasqua
« Il Signore Dio mi assiste, per questo non resterò confuso. È vicino chi mi rende giustizia ; chi oserà venire a contesa con me ? » (Is 50,7-8)
Cristo era Dio, e ha preso la nostra umanità. Soffrì per coloro che soffrono, fu legato per coloro che sono vinti, fu giudicato per i condannati, sepolto per coloro che sono sepolti, e risuscitò dai morti. Vi grida queste parole : « Chi oserà venire a contesa con me ? Si avvicini a me (Is 50, 8). Ho liberato io il condannato, ho vivificato io il morto, ho rialzato io il sepolto. Chi mi contesta ?" (v.9) Sono io, dice Cristo, ad avere abolito la morte, vinto il nemico, calpestato l'inferno, legato il forte (Lc 11, 22), rapito l'uomo nel più alto dei cieli, sono io, dice Cristo.
"Venite dunque, voi tutti popoli di uomini che eravate impigliati nel male, ricevete il perdono dei vostri peccati. Perché sono il vostro perdono, sono la Pasqua di salvezza, sono l'agnello immolato per voi. Sono l'acqua della vostra purificazione, sono la vostra luce, sono il vostro Salvatore, sono la vostra risurrezione, sono il vostro re. Vi prendo con me in cielo, vi mostrerò il Padre eterno, vi risusciterò con la mia mano destra."
Tale è colui che fece il cielo e la terra, plasmò l'uomo in principio (Gen 2,7), annunciò se stesso nella Legge e i profeti, prese carne in una Vergine, fu crocifisso sul legno, fu deposto in terra, risuscitò dai morti, salì al cielo, sedette alla destra del Padre e ha il potere di giudicare tutto e di salvare tutto. Per lui, il Padre ha creato tutto quanto esiste, fin dal principio e per sempre. Egli è l'alfa e l'omega (Ap 1,8), è il principio e la fine, è lui il Cristo... A lui sia la gloria e la potenza nei secoli. Amen.
11 settembre 2012 - Dal Vangelo secondo Luca 6,12-19.
In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.
Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli:
Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,
Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota,
Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,
che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti.
Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
Something Beautiful for God
« Passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamo a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici » Ritengo che le nostre sorelle abbiano ricevuto quel dono della gioia che si percepisce in molti religiosi che si sono dati a Dio senza riserva. La nostra opera non è nulla se non l'espressione del nostro amore per Dio. Questo amore ha bisogno di qualcuno per essere accolto, e così la gente che incontriamo ci dà la possibilità di esprimerlo.
Abbiamo bisogno di trovare Dio, e ciò non è possibile nell'agitazione né nel rumore. Dio è amico del silenzio. In quale silenzio crescono gli alberi, i fiori e l'erba! In quale silenzio si muovono le stelle, la luna e il sole! Non è forse la nostra missione dare Dio ai poveri dei tuguri? Non però un Dio morto, bensì un Dio vivente e amante. Quanto più riceviamo nella preghiera silenziosa, tanto più possiamo dare nella nostra vita attiva. Abbiamo bisogno del silenzio per diventare capaci di toccare le anime. L'essenziale non è ciò che diciamo, ma ciò che Dio dice e dice attraverso di noi. Tutte le nostre parole saranno vane finché non verranno dall'intimità più profonda. Le parole che non trasmettono la luce di Cristo accrescono le tenebre.
Il nostro progresso nella santità dipende da Dio e da noi stessi, dalla grazia di Dio e dalla nostra volontà di essere santi. Dobbiamo prendere l'impegno vitale di giungere alla santità. «Voglio essere un santo» significa: Voglio distaccarmi da quanto non è Dio, voglio spogliare il mio cuore di ogni cosa creata, voglio vivere nella povertà e nel distacco, voglio rinunciare alla mia volontà, alle mie inclinazioni, ai miei capricci e ai miei gusti, e farmi servo docile della volontà di Dio.
In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.
Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli:
Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,
Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota,
Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,
che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti.
Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
Something Beautiful for God
« Passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamo a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici » Ritengo che le nostre sorelle abbiano ricevuto quel dono della gioia che si percepisce in molti religiosi che si sono dati a Dio senza riserva. La nostra opera non è nulla se non l'espressione del nostro amore per Dio. Questo amore ha bisogno di qualcuno per essere accolto, e così la gente che incontriamo ci dà la possibilità di esprimerlo.
Abbiamo bisogno di trovare Dio, e ciò non è possibile nell'agitazione né nel rumore. Dio è amico del silenzio. In quale silenzio crescono gli alberi, i fiori e l'erba! In quale silenzio si muovono le stelle, la luna e il sole! Non è forse la nostra missione dare Dio ai poveri dei tuguri? Non però un Dio morto, bensì un Dio vivente e amante. Quanto più riceviamo nella preghiera silenziosa, tanto più possiamo dare nella nostra vita attiva. Abbiamo bisogno del silenzio per diventare capaci di toccare le anime. L'essenziale non è ciò che diciamo, ma ciò che Dio dice e dice attraverso di noi. Tutte le nostre parole saranno vane finché non verranno dall'intimità più profonda. Le parole che non trasmettono la luce di Cristo accrescono le tenebre.
Il nostro progresso nella santità dipende da Dio e da noi stessi, dalla grazia di Dio e dalla nostra volontà di essere santi. Dobbiamo prendere l'impegno vitale di giungere alla santità. «Voglio essere un santo» significa: Voglio distaccarmi da quanto non è Dio, voglio spogliare il mio cuore di ogni cosa creata, voglio vivere nella povertà e nel distacco, voglio rinunciare alla mia volontà, alle mie inclinazioni, ai miei capricci e ai miei gusti, e farmi servo docile della volontà di Dio.

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Oggi abbiamo visto cose prodigiose ! - Luca 5,17-26.pdf | |
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Prendi il largo - Lc. 5,1-11.pdf | |
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